Secondo i risultati di studi condotti dal National Cancer Institute (NCI) e dalla Perelman School of Medicine (Penn) della University of Pennsylvania di Philadelphia e ora pubblicati sulla rivista The Lancet, i pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta trarrebbero un vantaggio significativo, in alcuni casi persino l’eradicazione della malattia, dal trattamento con linfociti T autologhi ingegnerizzati che esprimono un recettore chimerico capace di riconoscere un antigene tumorale (CAR), in questo caso il CD19.
Questi risultati, presentati per la prima volta nel 2013, hanno suscitato interesse ed entusiasmo tra gli oncoematologi.
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