Anemia falciforme: primo trattamento con CRISPR

Un 23enne affetto dalla patologia verrà per la prima volta sottoposto alla terapia al di fuori di una sperimentazione clinica

L’Italia è stata spesso definita la culla delle terapie avanzate per la ricerca d’eccellenza e i risultati raggiunti negli ultimi anni nel settore, e un nuovo traguardo è pronto per essere superato. A febbraio di quest’anno la prima terapia basata sulla tecnica di editing genomico CRISPR ha ottenuto l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata in Europa per il trattamento di pazienti di età pari o superiore a 12 anni con beta-talassemia dipendente da trasfusioni (TDT) o con anemia falciforme (SCD) severa caratterizzata da crisi vaso-occlusive: a distanza di qualche mese, il farmaco verrà per la prima volta utilizzato al di fuori di una sperimentazione clinica proprio nel nostro Paese, in un paziente con anemia falciforme. Exa-cel – questo il nome della terapia – non ha ancora ricevuto l’approvazione alla commercializzazione in Italia ma il trattamento è stato autorizzato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) tramite un percorso di accesso precoce e verrà effettuato presso l’Azienda Ospedaliera di Perugia.

L’anemia falciforme è una malattia del sangue causata da una mutazione nel DNA che induce la sintesi di un’emoglobina anomala, con la conseguente produzione di globuli rossi alterati che presentano una caratteristica forma di falce. Questo difetto ha gravi conseguenze sul trasporto dell’ossigeno nell’organismo e sulla vita media dei globuli rossi, che vengono eliminati troppo velocemente causando anemia. La terapia exa-cel (exagamglogene autotemcel, nome commerciale Casgevy), prodotta dall’azienda Vertex Therapeutics, agisce ex vivo: infatti, le cellule staminali ematopoietiche del paziente vengono prelevate, modificate in laboratorio e poi reinfuse nel paziente stesso per ottenere l’effetto terapeutico. Ma cosa viene modificato? Attraverso la tecnica CRISPR viene riattivata la produzione di emoglobina fetale, che è normalmente presente nell’organismo solo prima della nascita, per sopperire alla mancanza dell’emoglobina normale.

La terapia, basata sulla tecnica di editing genomico che ha vinto il Nobel nel 2020, si è dimostrata efficace in più del 90% dei pazienti, con follow-up fino a 5 anni. I trial clinici su exa-cel sono stati condotti in vari centri europei, tra cui l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. L’Azienda Ospedaliera di Perugia è il primo centro in Italia, e tra i primi in Europa, ad essere stato ufficialmente accreditato per la somministrazione del farmaco. Il percorso terapeutico nel paziente affetto da anemia falciforme è già iniziato: la prima raccolta di staminali è avvenuta a luglio e una seconda a settembre, e le cellule sono state inviate al laboratorio dell’azienda farmaceutica produttrice. Ora i medici sono in attesa della terapia da poter somministrare allo stesso paziente, il primo dei quattro per cui l’AIFA ha finora concesso l’autorizzazione al trattamento.

Per maggiori informazioni è possibile leggere l’articolo di approfondimento pubblicato su Osservatorio Terapie Avanzate.

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