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Dopo 5 anni il trattamento, gradualmente ridotto, è ben tollerato dagli adulti e può portare a una diminuzione della milza di oltre il 70%.

Buone notizie per le persone affette dalla malattia di Gaucher, una patologia rara lisosomiale (dovuta cioè alla mancanza o al cattivo funzionamento di un enzima) e che nella sua forma più diffusa – il Tipo 1 – pur non creando problemi neurologici ha comunque un alto impatto sulla qualità della vita. I malati, infatti, presentano valori alterati del sangue, anemia, fragilità ossea elevata e ingrossamento di alcuni organi interni, soprattutto fegato e milza. Nelle ossa e in questi organi infatti le cellule di Gaucher, gonfiate dalle sostanze di scarto che non possono essere metabolizzate, si accumulano creando appunto ingrossamento degli organi e nelle ossa andando addirittura a sostituire il midollo osseo. Sembra ora che per queste persone la possibilità di una terapia enzimatica sostitutiva che viene bene tollerata anche nel lungo periodo sia a portata di mano.

Lo lasciano sperare i risultati di alcuni studi – anche di fase III – condotti sul  Velaglucerase alfa, farmaco prodotto da Shire. Si tratta in sostanza di somministrare a malato un prodotto in grado di far metabolizzare correttamente al corpo il glucocerebroside, una sostanza derivante dalle cellule degradate e che dovrebbe essere trasfmormata in zuccheri (glucosio) e grassi (ceramide) riutilizzabili ma che, a causa del relativo enzima, in questi malati si accumula andando ad ingrossare alcune cellule, appunto delle cellule di Gaucher
I risultati sono stati presentati a febbraio nel corso del settimo simposio annuale del Lysososmal diseases network tenutosi  a Las Vegas e sono del tutto incoraggianti: il farmaco infatti non ha prodotto mai gravi effetti avversi, tanto che nessuno dei pazienti ha interrotto la sperimentazione, sembrerebbe essere ben tollerato sia in età pediatrica che con una somministrazione di lungo periodo, che prevede la riduzione nel tempo delle dosi, e soprattutto ha dimostrato non solo di saper migliorare la conta delle piastrine e ridurre l’anemia ma soprattutto di diminuire l’ingrossamento degli organi interni. Per la milza dopo 5 anni di trattamento si è arrivati addirittura a una riduzione di oltre il 70%, un risultato certamente molto significativo.
Lo studio, della durata di 1 anno e condotto in doppio cieco (dove cioè né i pazienti né i ricercatori sanno quali pazienti ricevono la sperimentazioni e quali invece la terapia tradizionale) ha coinvolto 25 pazienti dai 2 anni di età in su. Tutti presentavano anemia correlata alla malattia e avevano una delle manifestazioni tipiche della malattia, cioè trombocitopenia, splenomegalia moderata o epatomegalia. La sperimentazione ha valutato e paragonato sia l’efficacia di due diversi dosaggi (45 U/kg e 60 U/kg) che la loro tollerabilità. Dopo un anno dall’inizi della sperimentazione nel gruppo 60 U/kg, sono stati osservati cambiamenti statisticamente significativi nella concentrazione media di emoglobina ( +23.3%), nella conta piastrinica ( +65.9%) e nel volume della milza, praticamente ridotto della metà mentre il volume del fegato si è ridotto del 17% . La differenza tra i due diversi dosaggi è emersa soprattutto per quanto riguarda l’aumento delle conta piastrinica e la riduzione del volume del fegato, con risultato migliori per il dosaggio superiore. Nonostante il farmaco abbia comunque degli effetti avversi,come cefalea, nasofaringite, artralgia, tosse, piressia, capogiri, stato influenzale, congestione nasale, vomito, dolore osseo e un prolungamento del tempo di tromboplastina parziale attivata nessuno di questi può essere considerato grave, tanto che nessun paziente ha interrotto lo studio a causa di effetti collaterali mentre solo un paziente ha sviluppato anticorpi nei confronti del farmaco.    
Parallelamente è stata condotta anche un’analisi ulteriore per valutare efficacia e sicurezza nei più giovani (la Gaucher di tipo I in genere viene diagnosticata in età pediatrica) studiando le reazioni in  7 dei 25 pazienti di età compresa tra i 2 e i 17. Quattro anni hanno ricevuto la dose da 60 U/kg, tre la dose da 45 U/kg. Dopo un anno di trattamento, aggregando i dati, è risultato che la concentrazione media di emoglobina è aumentata del 20%, la conta piastrinica del 54%, e il volume della milza si è ridotto del 47%, mentre il volume del fegato si è ridotto del 13%. Risultati di tutto rilievo anche se a causa delle dimensioni molto ridotte del campione, i risultati non hanno raggiunto la significatività statistica. Anche in questo caso nessun paziente pediatrico è andato incontro a gravi eventi avversi.
Contemporaneamente durante l’incontro mondiale di Las Vegas sono stati presentati i risultati di un follow-up di 5 anni di uno studio di estensione di fase I/II (TKT025 EXT  condotto su pazienti adulti.  E anche qui una buona notizia.  10 degli 11 pazienti adulti che avevano completato lo studio di fase I/II di Velaglucerasi alfa, somministrato a 60 U/kg, a settimane alterne, sono stati arruolati nello studio di estensione nel lungo periodo. A tutti i pazienti è stato ridotto il dosaggio, passando da 60 unità a 45 U/kg per 13 settimane, e successivamente a 30 U/kg ( dose di mantenimento).
Tutti i pazienti hanno incontrato gli obiettivi terapeutici. In totale 8 pazienti hanno superato i 60 mesi di trattamento. Dopo 5 anni, Velaglucerase alfa ha continuato ad essere generalmente ben tollerato e ha dimostrato aumenti marcati e prolungati della concentrazione di emoglobina e della conta piastrinica, e riduzioni sostanziali e prolungate dei volumi epatici e splenici.
A 60 mesi, l’aumento medio della concentrazione di emoglobina dal basale è stato di 2.4 g/dL e l’aumento medio nella conta piastrinica è stato pari a 85.1 x 10(9)/L.
A 57 mesi, la riduzione percentuale media, dal basale, del volume di fegato è stata del 39% e del volume della milza del 74%. elaglucerasi alfa è risultato generalmente ben tollerato in questi 10 pazienti con nessun grave evento avverso farmaco-correlato. Anche in questo caso nessun paziente ha interrotto lo studio a causa di una reazione avversa.

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