Sclerosi multipla - dati frexalimab

Nello studio di estensione di Fase II, il 96% dei pazienti trattati con il farmaco ad alto dosaggio non ha evidenziato nuove lesioni Gd+ T1

Milano - Il nuovo anticorpo anti-CD40L di Sanofi, frexalimab, ha dimostrato, a quasi un anno di osservazione, una sostanziale riduzione dell'attività di malattia e una tollerabilità favorevole nei pazienti con sclerosi multipla recidivante. Questi dati, provenienti dalla fase di estensione dello studio di Fase II sul farmaco, sono stati presentati al meeting 2024 dell'American Academy of Neurology, a Denver, in Colorado (USA).

Dopo le prime 12 settimane di sperimentazione di Fase II, condotte in doppio cieco e controllate con placebo, il 97% (125/129) dei pazienti arruolati è entrato nello studio di estensione in aperto (OLE). Di tutti i partecipanti allo studio OLE, vale a dire quelli trattati con frexalimab, sia ad alto che a basso dosaggio, e i pazienti che dal braccio placebo sono passati, all'inizio del periodo di estensione, al trattamento in aperto (settimana 12), l’87% (112/129) è rimasto nello studio fino alla settimana 48. Durante lo studio OLE, i pazienti trattati con anti-CD40L ad alto dosaggio (n=50) e basso dosaggio (n=49) hanno continuato a essere trattati con frexalimab 1200 mg per via endovenosa ogni quattro settimane o con frexalimab 300 mg per via sottocutanea ogni due settimane, rispettivamente, mentre quelli che inizialmente erano stati trattati con placebo sono stati randomizzati ai due bracci di trattamento con frexalimab ad alto o basso dosaggio (rispettivamente n=12 e n=14).

I risultati dello studio di estensione in aperto di Fase II hanno mostrato che, alla settimana 48:

- il 96% dei pazienti che hanno proseguito il trattamento con frexalimab ad alto dosaggio e l'87% di quelli che hanno continuato a ricevere frexalimab a basso dosaggio erano liberi da lesioni Gd+ T1. Inoltre, dei pazienti passati dal trattamento con placebo a quello con frexalimab ad alto e basso dosaggio all'inizio dello studio di estensione, rispettivamente il 90% e il 92% erano liberi da lesioni Gd+ T1;

- il numero di lesioni Gd+ T1 è rimasto basso nei pazienti che hanno proseguito il trattamento con frexalimab e ha continuato a diminuire in quelli che sono passati dal placebo a frexalimab alla settimana 12;

- il numero e la variazione di volume delle lesioni Gd+ T2 nuove o in espansione sono rimasti bassi per tutti i gruppi di trattamento con frexalimab e la conta dei linfociti è rimasta stabile.

I partecipanti che hanno continuato a ricevere frexalimab ad alto dosaggio hanno registrato un basso tasso annualizzato di ricadute (ARR), pari a 0,04, nel corso delle 48 settimane di trattamento, con un 96% di pazienti libero da ricadute. L'ARR nel braccio iniziale a basso dosaggio è stato di 0,22, mentre l'ARR nei pazienti che sono passati a frexalimab ad alto e basso dosaggio è stato, rispettivamente, di 0,09 e 0,40 fino alla settimana 48. Frexalimab è stato generalmente ben tollerato. Gli eventi avversi più comuni tra tutti i sottogruppi di pazienti che hanno ricevuto frexalimab durante lo studio di estensione in aperto fino al termine della settimana 48 sono stati nasofaringite (n=14 [11%]), cefalea (n=14 [11%]) e COVID-19 (n=13 [10%]).

“Questi dati a 48 settimane dimostrano che il trattamento con frexalimab porta a un'ulteriore diminuzione del numero di lesioni e ad una riduzione significativa dell'attività di malattia”, ha spiegato il prof. Patrick Vermersch, Università di Lille, Francia. “Questi risultati clinici preliminari sono promettenti e registrano un tasso annualizzato di ricaduta nel corso dell’anno molto basso. Questo rafforza il razionale del target CD40L nella sclerosi multipla e supporta l'ulteriore sviluppo di frexalimab come potenziale terapia ad alta efficacia nella sclerosi multipla recidivante”.

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