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HIV, a Padova il convegno ICAR

A Padova, il congresso di riferimento su HIV e virus emergenti rilancia prevenzione, cura e inclusione

La 17ª edizione di ICAR – Italian Conference on AIDS and Antiviral Research ha trasformato Padova in un crocevia di esperienze scientifiche, cliniche e comunitarie. Per tre giorni, oltre 1.200 partecipanti tra medici, ricercatori, infermieri, operatori sociali e volontari hanno discusso come affrontare le nuove dimensioni dell’HIV, tra terapie sempre più personalizzate, strategie di prevenzione più inclusive e attenzione crescente all’invecchiamento. L’appuntamento, anticipato anche da un primo approfondimento pubblicato su Osservatorio Malattie Rare (qui disponibile), ha offerto un’occasione concreta per analizzare a fondo sfide e prospettive future.

PREVENZIONE: PIÙ PREP, MA ANCHE PIÙ DISEGUAGLIANZE

A ICAR 2025 la prevenzione dell’HIV è stata uno dei temi centrali, con particolare attenzione alla diffusione della PrEP – Profilassi Pre-Esposizione. I dati aggiornati parlano di oltre 16.000 utenti nel 2024, con un incremento del 43% rispetto all’anno precedente. Una notizia positiva, ma che evidenzia forti disuguaglianze regionali: se in alcune realtà la crescita è robusta, in altre – come la Puglia – risulta ferma. A frenare l’espansione della PrEP è ancora la concentrazione dei servizi negli ospedali, che limita l’accesso per molte persone vulnerabili.

Gli studi presentati, come il progetto PrIDE, hanno mostrato l’efficacia degli sportelli “community-based”, capaci di attrarre persone non binarie, transgender e soggetti spesso esclusi dai circuiti tradizionali. Una prevenzione efficace, dunque, passa anche da un’organizzazione capillare e inclusiva, che sappia adattarsi alle esigenze reali della popolazione.

IST E COMPORTAMENTI A RISCHIO: IL VALORE DELLO SCREENING PERSONALIZZATO

Nel contesto dell’uso crescente della PrEP, ICAR ha richiamato l’attenzione su un tema spesso trascurato: l’aumento delle infezioni sessualmente trasmesse (IST). Circa un quarto degli utenti ha contratto almeno un’IST nel corso del follow-up. A complicare il quadro, la crescita della pratica del “chemsex”(uso di sostanze psicoattive durante o in preparazione a rapporti sessuali), passata in un anno dal 14% al 22% tra i partecipanti di uno studio condotto a Milano.

Il rischio è che la protezione dall’HIV porti a un allentamento delle altre forme di prevenzione. “È fondamentale ricordare l’importanza di tutti gli strumenti preventivi, a partire dal preservativo”, ha sottolineato il prof. Saverio Parisi, copresidente ICAR. “In questo discorso deve rientrare anche una rinnovata attenzione alla prevenzione del papillomavirus: il vaccino è raccomandato non solo nella popolazione generale in età preadolescenziale, ma anche nelle persone con HIV per ridurre l’incidenza di lesioni e tumori correlati”.

HIV E CRONICITÀ: TUMORI E FRAGILITÀ AL CENTRO DELL’ATTENZIONE

Le persone con HIV oggi possono vivere a lungo, grazie alle terapie antiretrovirali, ma l’invecchiamento apre scenari clinici inediti. ICAR 2025 ha messo in luce il progressivo aumento delle patologie croniche, con dati allarmanti sul fronte oncologico. Uno studio su oltre 4.600 pazienti ha mostrato un aumento del 68% dei tumori non AIDS-correlati tra il 2000 e il 2023, spesso legati al papillomavirus o al fumo.

Particolarmente critico è il dato relativo allo scarso ricorso allo screening: quasi la metà delle donne con HIV rifiuta il test per il cancro anale, spesso per sottovalutazione del rischio o per motivi culturali. “Servono screening mirati e campagne di prevenzione contro i tumori non AIDS-correlati”, ha affermato la prof.ssa Annamaria Cattelan, copresidente ICAR, ricordando che “pap-test anale, colonscopie, visite dermatologiche, TAC del torace e smettere di fumare sono oggi strumenti essenziali per accompagnare l’invecchiamento con HIV”.

CUORE E INFIAMMAZIONE: LE STATINE ALLEATE DELLA SALUTE A LUNGO TERMINE

Tra le patologie associate all’HIV, le malattie cardiovascolari rappresentano un altro fronte critico. L’infiammazione cronica, anche nei pazienti con carica virale soppressa, può accelerare l’aterosclerosi. ICAR ha evidenziato il ruolo delle statine non solo nel ridurre il colesterolo, ma anche come strumenti antinfiammatori in grado di rallentare i processi di fragilità.

“Le statine, oltre ad abbassare i livelli di colesterolo, possono contribuire a contrastare l’infiammazione cronica, migliorare i parametri immunitari e rallentare la fragilità”, ha spiegato ancora Cattelan. Lo dimostrano gli studi condotti a Modena e Roma, che confermano il loro valore in un approccio multidisciplinare alla cronicità.

TERAPIE SU MISURA: DALL’UNICA COMPRESSA ALLE INIEZIONI BIMESTRALI

La terapia antiretrovirale ha fatto passi da gigante. ICAR 2025 ha confermato che oggi è possibile adattare il trattamento alle esigenze individuali, migliorando l’aderenza e riducendo gli effetti collaterali. Regimi in compressa unica si sono dimostrati efficaci anche in pazienti anziani e con comorbidità, garantendo il controllo virale nel 93% dei casi a tre anni.

Ma è la terapia iniettabile long-acting a rappresentare la vera svolta. “Esistono soluzioni efficaci per ogni esigenza: dalla compressa giornaliera per chi vuole semplificare, alle iniezioni bimestrali per chi non riesce ad assumere farmaci ogni giorno”, ha affermato il prof. Stefano Rusconi, copresidente ICAR. “Personalizzazione, durata e tollerabilità diventano le parole chiave della terapia moderna”.

UNA RICERCA CHE GUARDA AL MONDO, TRA OPPORTUNITÀ E TIMORI

La forza della ricerca italiana è emersa anche nella cooperazione internazionale. Progetti presentati da CUAMM e da istituzioni accademiche italiane hanno documentato il successo di modelli di cura comunitaria in Paesi come la Tanzania e il Mozambico. Ma questi risultati rischiano di essere messi in discussione dai tagli ai fondi internazionali, in particolare statunitensi.

“I tagli di Usaid hanno avuto pesanti e immediate ripercussioni sulla nostra attività”, ha dichiarato don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa CUAMM. “Abbiamo dovuto interrompere cure di base, trasporti sanitari, servizi per il parto e persino la conservazione dei vaccini, per mancanza di fondi”.

VERSO UN NUOVO PARADIGMA: L’HIV COME TEMA SOCIALE E NON SOLO MEDICO

ICAR 2025 ha chiarito che l’HIV non è più una condanna, ma una condizione complessa che richiede un approccio globale. “Trattare l’infezione è solo il primo passo”, ha spiegato ancora la prof.ssa Cattelan. “Si deve proteggere cuore, rene, osso, sistema nervoso centrale, con l’obiettivo di garantire una buona qualità di vita”.

Ma il cuore della sfida sta nel rapporto con le persone. “L’attenzione e la comprensione delle esigenze del paziente – ha concluso – restano un elemento chiave che potenzia la prevenzione, promuovendo una salute migliore e più consapevole”.

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