Il risultato è di ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma (UCSC). La molecola è coinvolta nella degenerazione dei dischi intervertebrali, i cuscinetti che ammortizzano le vertebre
Gli esperti hanno sviluppato una nuova terapia mirata capace di rallentare il processo di invecchiamento della colonna

Scoperta una molecola che ha un ruolo chiave nel classico “colpo della strega”, la lombalgia e anche in altri dolori acuti (come la cervicalgia) tutti dovuti al fisiologico invecchiamento della colonna vertebrale. Infatti, ricercatori dell’Università Cattolica-Policlinico universitario “Agostino Gemelli” di Roma hanno scovato una molecola, “NF-kB”, responsabile della degenerazione dei dischi intervertebrali, che inizia già a 30 anni, soprattutto se si adotta uno stile di vita sedentario. È emerso che quando NF-kB diventa iperattiva all’interno delle cellule dei dischi intervertebrali, innesca una serie di reazioni deleterie che finiscono per alterare la struttura fisiologica della colonna. Ma non è tutto, i ricercatori hanno visto che “spegnendo” NF-kB con un “farmaco sperimentale”, è possibile rallentare la degenerazione dei dischi intervertebrali.

L'autodiagnosi per la Gluten Sensivity è pericolosa oltre che molto costosa

La celiachia è una malattia  intestinale cronica causata dall'intolleranza al glutine. È caratterizzata da un'enteropatia immunomediata, associata a cattiva digestione e malassorbimento della maggior parte delle sostanze nutritive e delle vitamine. Recentemente però è diventata una moda, con tanto di autodiagnosi e autoprescrizioni, che però non fanno che alimentare il businnes del “senza glutine” e svuotare il portafogli dei consumatori per una dieta che rischia di essere perfino dannosa.

A Tor Vergata una delegazione araba si confronta col rettore Renato Lauro

Una rappresentanza del Ministero della Salute del Qatar, guidata dal Prof. Sheikh Dr Mohamed Al-Thani, Direttore del Public Health, Supreme Council of Health e dal Dott. Abdulla Al-Hamaq, Executive Director della Qatar Diabetes Association/Qatar Foundation, ha visitato il 7 marzo l’Italian Diabetes Barometer Observatory dell’Università di Roma Tor Vergata, per avviare una collaborazione con l’ateneo romano nell’ambito della prevenzione e cura del diabete, promuovendo progetti di eccellenza nell’ambito della prevenzione e nel monitoraggio degli outcome clinici ed economici correlati a questa patologia.

Uno studio spagnolo allarma la comunità scientifica: omeopatia e agopuntura rischiano di portare il paziente a sospendere le terapie.

Il morbo di Crohn è una malattia cronica autoimmune dell’intestino  in cui il sistema immunitario aggredisce il tratto gastrointestinale provocando un’infiammazione severa. Gli effetti sono  principalmente dolori addominali, diarrea, vomito, perdita di peso, artriti reumatoidi, infiammazioni oculari, stanchezza e mancanza di concentrazione.
Non esiste ancora una terapia farmacologica risolutiva o una terapia chirurgica eradicante la malattia di Crohn. Le possibilità di trattamento sono limitate al controllo dei sintomi, al mantenimento della remissione e alla prevenzione delle ricadute. Proprio per questo motivo pare che il 23 per cento dei malati abbia provato almeno una volta un rimedio alternativo, dall’omeopatia, all’agopuntura. Ben l’11 per cento dei pazienti ha abbandonando le terapie tradizionali, mettendo a rischio la possibilità di guarigione.

Un team olandese ha testato il farmaco in uno studio sperimentale

Il farmaco Apilimod, un inibitore sperimentale della produzione delle citochine, è stato recentemente testato da un team di ricerca olandese, che ne ha indagato la sicurezza, la tollerabilità e l'efficacia. Apilimod mesilato è un farmaco somministrato per via orale, che funge da inibitore per l'interleuchina 12 e 13 (IL-12/ IL-13). Le interleuchine sono molecole proteiche che vengono prodotte dal sistema immunitario dei pazienti affetti da artrite reumatoide e favoriscono l'aggravarsi delle infiammazioni.

Studio italiano pubblicato sulla rivista "Annals of the Rheumatic Diseases" dimostra ruolo dell' Enhancer HS 1.2 nel rendere più aggressiva la malattia

Il Lupus erimatoso sistemico è una malattia autoimmune che colpisce circa 60.000 persone in Italia, in prevalenza donne, non si tratta pertanto di una malattia rara ma di una malattia cronica ad alto impatto sulla vita di chi ne è affetto. Nei pazienti ill sistema immunitario impazzisce ed invece di difendere il corpo comincia ad attaccarlo. I ricercatori della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica di Roma, guidati dal Prof. Gianfranco Ferraccioli, hanno recentemente scoperto l' “enhancer HS1.2": un interruttore genetico che aggrava il Lupus accelerandone e amplificandone i processi. L' Enhancer HS1.2  iperattiva i geni che amplificano la risposta immunitaria tipica della malattia e quindi le cellule immunitarie impazzite, che producono gli anticorpi patologici, attaccano il corpo del paziente invece di difenderlo (autoanticorpi). Attualmente le terapie contro il Lupus si basano su un uso controllato del cortisone, di farmaci antimalarici, immunosopressori e farmaci biologici ma questa scoperta ha grande rilevanza perchè potrebbe portare allo sviluppo di terapie più mirate ed efficaci.

L’UE ha appena approvato per tutti i 27 stati membri due nuove indicazioni terapeutiche per Xarelto® (rivaroxaban), l’anticoagulante orale di Bayer HealthCare, che diventa così l’unico ad aver ben tre indicazioni per patologie di grande impatto sulla popolazione. Il farmaco potrà dunque essere usato per il trattamento del rischio di ictus e dell’embolia sistemica in pazienti adulti con fibrillazione atriale non-valvolare (FA) con uno o più fattori di rischio trombotico; nel trattamento della trombosi venosa profonda (TVP) e prevenzione della TVP e dell’embolia polmonare (EP) recidivanti in seguito a TVP acuta nell’adulto e anche per la prevenzione del tromboembolismo venoso (TEV) nei pazienti adulti sottoposti a sostituzione elettiva di anca o di ginocchio. "L'approvazione in queste nuove indicazioni da parte della Commissione Europea segna il culmine di anni d’intensa ricerca e sottolinea la forza innovativa di Bayer -  ha dichiarato il Dr. Jörg Reinhardt, presidente del Comitato Esecutivo di Bayer HealthCare - Siamo lieti di portare i benefici di rivaroxaban ai pazienti e ai medici in Europa che necessitano di una terapia altamente efficace e conveniente per trattare il rischio di ictus e curare le trombosi venose profonde."

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