La leucemia linfatica cronica é una patologia caratterizzata dall’aumento continuo di particolari globuli bianchi (i linfociti) nel sangue, nel midollo osseo, nei linfonodi e nella milza. La leucemia linfatica cronica é la leucemia più comune tra la popolazione adulta dei Paesi occidentali, dove rappresenta il 25-30 per cento di tutte le leucemie. Colpisce più gli uomini delle donne, con un rapporto di circa 1.5-2:1. Il tasso di incidenza annua è di circa 2-6 nuovi casi ogni 100.000 abitanti. La cifra aumenta con l’età, sino a raggiungere 12.8 casi su 100.000 abitanti all'anno all’età media della diagnosi, ossia 65 anni. La leucemia linfatica cronica a cellule B è considerata un tumore raro.

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Leucemia linfatica cronica - “dieta mima digiuno”

Il dato emerge da uno studio condotto da ricercatori dell'IFOM di Milano con la collaborazione dell’Istituto Nazionale dei Tumori

Milano – La leucemia linfatica cronica (LLC) è il tipo di leucemia più diffuso di leucemia nei Paesi occidentali (15-20% di tutti i casi di leucemia) e ha un’incidenza di 1-2 casi all’anno ogni 100.000 individui. “È una malattia complessa – premette il prof. Valter Longo, dell’IFOM di Milano – con forme indolenti e altre aggressive, che richiedono approcci terapeutici distinti”. I pazienti che manifestano una forma indolente mostrano una progressione lenta, mentre quelli che affrontano una variante aggressiva hanno un accumulo rapido di linfociti leucemici nel midollo osseo e nei tessuti linfoidi. L’accumulo sostituisce progressivamente le normali cellule ematopoietiche, portando infine a una citopenia ematica, ossia a una carenza di tutti gli altri tipi di cellule e componenti essenziali del sangue, tra cui un’estrema riduzione dei livelli di piastrine e dell’emoglobina, con effetti potenzialmente letali.

Leucemia linfatica cronica e linfoma della zona marginale: AIFA approva zanubrutinib

In Italia il farmaco era già autorizzato per il trattamento dei pazienti affetti da macroglobulinemia di Waldenström

Roma - L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato l’impiego di zanubrutinib per il trattamento di pazienti adulti affetti da linfoma della zona marginale (LZM) che hanno ricevuto almeno una precedente terapia a base di anticorpi anti-CD20 e di pazienti adulti con leucemia linfatica cronica (LLC). Appena un anno fa, il farmaco aveva già ricevuto l’autorizzazione dell’AIFA per il trattamento di pazienti adulti affetti da macroglobulinemia di Waldenström.

Coronavirus

Uno studio condotto all’Università di Padova fa luce sulle correlazioni tra la malattia e le conseguenze dell’infezione da SARS-CoV-2 spianando la strada a nuove terapie 

Ha una distribuzione piuttosto variabile nelle diverse parti del mondo ma, in linea generale, arriva a rappresentare quasi una leucemia su 3 diagnosticate: è la leucemia linfatica cronica, una delle più note neoplasie dei globuli bianchi. Colpisce soprattutto le fasce di popolazione più anziane (l’età media al momento della diagnosi è di 65 anni) e spesso non presenta sintomi particolarmente specifici ma incide in maniera notevole sulla qualità di vita: oltre due terzi di coloro che ne sono affetti hanno un decorso di malattia complicato dall’insorgenza di infezioni di vario tipo, dai batteri come lo Streptococcus penuomoniae e lo Staphylococcus aureus fino ai virus, fra cui l’herpes e il citomegalovirus. E, più di recente, anche le infezioni da virus SARS-CoV-2.

Faccia a faccia con la LLC

Sei incontri per favorire un confronto tra medici, pazienti, associazioni e psico-oncologi

Roma – Nasce “Faccia a Faccia con la LLC”, un percorso sul territorio italiano che vedrà protagonisti medici, pazienti, associazioni e psico-oncologi. Un incontro ravvicinato tra esperti e la malattia con l’obiettivo di identificare le buone pratiche e gli eventuali vuoti relazionali, comportamentali e assistenziali e favorire la comunicazione medico-paziente. L’iniziativa, focalizzata sulla leucemia linfatica cronica (LLC) e organizzata da AbbVie in occasione del mese di settembre, dedicato alla sensibilizzazione sui tumori del sangue, ha ricevuto il patrocinio di AIL (Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma), AVIS (Associazione Volontari Italiani del Sangue), Fondazione GIMEMA Onlus e dell’associazione La Lampada di Aladino.

Andrea Visentin e Livio Trentin

La scoperta giunge dai ricercatori dell’Università di Padova, che hanno anche raccolto importanti dati sull’ottimizzazione delle terapie per la malattia

Un team di ricercatori dell’Università di Padova ha individuato quali sono i marcatori che nella leucemia linfatica cronica si associano al rischio di sviluppare la sindrome di Richter, ovvero l’evoluzione della leucemia in un linfoma aggressivo. La leucemia linfatica cronica è un tumore raro ma rappresenta il tipo più frequente di leucemia che colpisce la popolazione occidentale: è caratterizzata da una ampia variabilità clinica, con pazienti che non avranno mai bisogno di trattamento e con un’ottima sopravvivenza, e altri che purtroppo presentano una malattia che richiede numerose terapie ed è caratterizzata da una minore sopravvivenza.

Fondazione Renata Quattropani Onlus

Obiettivo del progetto è rendere la persona più consapevole di sé e del proprio ruolo nella gestione della patologia

La leucemia linfatica cronica (LLC) è una neoplasia ematologica in cui i linfociti, cellule del sistema immunitario, subiscono una trasformazione maligna, riproducendosi in maniera incontrollata e accumulandosi nel sangue, nel midollo osseo, nei linfonodi e nella milza. Dal 2011, la Fondazione Quattropani si occupa di supportare i pazienti affetti da LLC e da altre forme di tumore ematologico, come la leucemia mieloide cronica e il mieloma multiplo.

Farmaci

La combinazione permette di ritardare un’eventuale nuova insorgenza della malattia di oltre 5 anni rispetto alla chemioterapia

Roma – I nuovi dati dello studio MURANO, che ha arruolato pazienti con leucemia linfatica cronica recidivante/refrattaria, confermano l’efficacia del meccanismo d’azione di venetoclax, trattamento chemio-free a durata fissa, di due anni, in grado di attivare la morte programmata delle cellule tumorali. Nello studio è stato confermato il beneficio dell’associazione venetoclax più rituximab rispetto alla chemio-immunoterapia in termini di efficacia, intesa come sopravvivenza libera da progressione e sopravvivenza globale.

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