La sindrome di Alagille (ALGS) è una rara malattia multisistemica di origine genetica. La patologia è caratterizzata da un’ampia serie di manifestazioni cliniche, che posso coinvolgere il fegato (colestasi cronica da paucità dei dotti biliari interlobulari), il cuore (atresia o stenosi delle arterie polmonari, difetti del setto atriale e/o ventricolare, tetralogia di Fallot, ecc.), lo scheletro (vertebre a farfalla), l’occhio (embriotoxon posteriore, anomalia di Axenfeld, retinite pigmentosa, difetti della pupilla o del disco ottico), la fisionomia facciale (fronte prominente, occhi infossati, rime palpebrali oblique rivolte verso l'alto, ipertelorismo, sella nasale appiattita e mento appuntito), i reni (displasia renale, acidosi tubulare renale, ecc.) e l’apparato endocrino (ipotiroidismo). La colestasi cronica, in particolare, può associarsi a prurito, iperbilirubinemia coniugata, epatosplenomegalia (ingrossamento di fegato e milza), ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia e coagulopatia, e può anche determinare una grave insufficienza epatica.

Il codice di esenzione della sindrome di Alagille è RN1350.

La sezione Sindrome di Alagille è realizzata grazie al contributo non condizionante di Ipsen e di Mirum Pharmaceuticals.

Sindrome di Alagille, Ipsen Sindrome di Alagille, Mirum

Nella stragrande maggioranza dei pazienti la sindrome di Alagille è causata da mutazioni nel gene JAG1 (malattia di tipo 1), mentre sono molto più rari i casi dovuti a mutazione del gene NOTCH2 (malattia di tipo 2). La patologia si trasmette con modalità autosomica dominante ma in molti pazienti è correlata a mutazioni genetiche spontanee (de novo), ossia non ereditate dai genitori. Le manifestazioni cliniche della sindrome di Alagille variano ampiamente da paziente a paziente, sia per tipologia che per severità: nei casi più gravi, soprattutto in presenza di problematiche cardiache e insufficienza epatica, la malattia può avere anche esito fatale (il tasso di mortalità stimato arriva fino al 10% dei pazienti). La prevalenza della sindrome di Alagille oscilla da un caso ogni 30.000 a un caso ogni 100.000 persone.

La diagnosi di ALGS si basa essenzialmente sull’osservazione del quadro clinico e sull'esito della biopsia epatica, che evidenzia colestasi e paucità dei dotti biliari interlobulari. Molto importante è il processo di diagnosi differenziale, che consente di escludere altre malattie, come ad esempio l'atresia biliare, la fibrosi epatica congenita e la colestasi intraepatica familiare progressiva, che presentano una sintomatologia simile a quella della sindrome di Alagille. La conferma diagnostica può giungere dall’esito di test molecolari per la ricerca di mutazioni patologiche nei geni JAG1 e NOTCH2.

Il trattamento della ALGS è mirato alla gestione delle specifiche manifestazioni cliniche presenti nei pazienti e include una dieta ricca di carboidrati, di trigliceridi a catena media e di integratori vitaminici. Il prurito colestatico può essere ridotto con acido ursodesossicolico, colestiramina o rifampin; inoltre, per il controllo di questo sintomo è stato recentemente approvato in Europa il farmaco maralixibat. In pazienti con malattia refrattaria o insufficienza epatica può essere necessario il ricorso al trapianto di fegato.

Fonti principali:
- Spinner NB, Gilbert MA, Loomes KM, et al. "Alagille Syndrome." GeneReviews (19 maggio 2000 - Aggiornato il 12 dicembre 2019)
- Diaz-Frias J, Kondamudi NP "Alagille Syndrome." StatPearls (Aggiornato il 12 agosto 2023)
- Orphanet

Alagille, nuovi dati clinici su odevixibat

Dal trattamento con il farmaco emerge un miglioramento sostenuto del prurito, dei livelli sierici di acidi biliari e di parametri come altezza, peso e qualità del sonno

Nuovi dati positivi emergono dallo studio di estensione sul farmaco odevixibat (nome commerciale Kayfanda) per il trattamento della sindrome di Alagille, una malattia rara, di origine genetica, che colpisce numerosi organi, tra cui il fegato. I risultati sono stati presentati dall’azienda Ipsen durante l’edizione 2024 del Congresso dell'American Association for the Study of Liver Diseases (AASLD), svoltasi dal 15 al 19 novembre a San Diego, in California.

Prof. Lorenzo D'Antiga - Sindrome di Alagille

Il Prof. Lorenzo D'Antiga (Bergamo): “Per dimostrarlo abbiamo condotto uno studio di real-world evidence. Optare per un trial a lungo termine con placebo sarebbe stato antietico”

Lo studio pubblicato di recente sulla rivista Hepatology è di grande interesse per due motivi: innanzitutto perché riconosce l'efficacia del farmaco maralixibat, anche a lungo termine, nei pazienti affetti da sindrome di Alagille. La seconda ragione è che utilizza un metodo – quello di real-world evidence (RWE) – che ultimamente sta acquisendo un ruolo sempre più importante nella sperimentazione di farmaci per le malattie rare. Di questi due aspetti abbiamo parlato con uno degli autori dello studio, il Prof. Lorenzo D'Antiga, direttore dell'Unità Operativa Complessa di Pediatria dell'ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo e Professore Associato di Pediatria all'Università di Milano – Bicocca.

Alagille, approvazione europea per odevixibat

Il farmaco è indicato per il trattamento del prurito colestatico in pazienti di età pari o superiore a 6 mesi

Milano – La Commissione Europea ha approvato, in circostanze eccezionali, l’impiego del farmaco odevixibat per il trattamento del prurito colestatico in pazienti con sindrome di Alagille (ALGS) a partire dai sei mesi di età. Odevixibat è un inibitore non sistemico del trasportatore degli acidi biliari ileali (IBAT) e si somministra per via orale una volta al giorno.

Associazione per Sindrome di Alagille

La storia di Laura e di sua figlia Giada, dalla lotta contro la patologia alla partecipazione a un trial clinico. Ora la decisione di fare rete con tutte le altre famiglie

Vicenza – La sindrome di Alagille e la colestasi intraepatica familiare progressiva (PFIC) sono due malattie accomunate da un importante coinvolgimento epatico, entrambe rare e poco conosciute. Ma negli ultimi anni, anche in Italia, molte cose stanno cambiando, con l'avvento di nuovi farmaci e nuove organizzazioni di pazienti. Per la PFIC, infatti, nel dicembre 2020 è nata l'associazione PFIC Italia Network, dall'iniziativa della presidente Francesca Lombardozzi, che abbiamo intervistato di recente per avere un aggiornamento su questi tre anni di attività.

Alagille: il punto con il dottor Andrea Pietrobattista

Il dr. Andrea Pietrobattista (Bambino Gesù): “I sintomi sono tanti e diversi da paziente a paziente, ma il coinvolgimento epatico è quasi sempre presente”

Roma – Era il 1969 quando il professor Daniel Alagille, epatologo pediatrico francese, descrisse per la prima volta la condizione che poi prese il suo nome. Fu solo nel 1975, però, che la sindrome ebbe il suo riconoscimento ufficiale, mentre il primo caso identificato in Italia risale al 1978. Oggi la sindrome di Alagille viene diagnosticata in circa uno su 50.000 nati a livello globale anche se, in relazione alla variabilità del fenotipo, è verosimile che la sua prevalenza sia sottostimata. Nel nostro Paese, invece, il dato sulla sua frequenza non è noto. Il dr. Andrea Pietrobattista, responsabile U.O.S. di Epatologia e Clinica del Trapianto di Fegato dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, ci aiuterà a conoscere meglio questa patologia.

AIFA, farmaco maralixibat approvato per sindrome di Alagille

Si tratta del primo trattamento (in soluzione orale) rimborsato in Italia, l’azienda produttrice è Mirum Pharmaceuticals

Mirum Pharmaceuticals, azienda biofarmaceutica impegnata nello sviluppo di trattamenti per malattie rare, ha annunciato che il farmaco maralixibat (nome commerciale Livmarli) è indicato per il trattamento del prurito colestatico in pazienti affetti da sindrome di Alagille (ALGS) di età pari e superiore a 2 mesi. Si tratta del primo e unico farmaco ammesso al rimborso dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per questa indicazione, ed è il primo ed unico trattamento ad aver ottenuto lo stato di farmaco orfano e l’autorizzazione all’immissione nel mercato europeo per il prurito colestatico nell’ALGS.

Angelo Di Giorgio

Il dr. Angelo Di Giorgio: “Fino a poco tempo fa l’unica opzione era il trapianto di fegato; oggi c’è il farmaco maralixibat, che riduce gli acidi biliari sierici e migliora la qualità di vita” 

Bergamo – Interventi cardiochirurgici e trapianto di fegato: sono le conseguenze più gravi a cui può portare la sindrome di Alagille, una rara malattia epatica che colpisce una persona su 30.000 a livello globale. Ma anche il prurito – seppure non sia un sintomo che mette a rischio la vita dei pazienti – può essere così severo da influenzarne pesantemente la qualità. “La Alagille è una condizione caratterizzata da anomalie congenite a carico del fegato (in particolare dei dotti biliari intraepatici), del cuore, delle vertebre e dell’occhio. Si tratta di una malattia genetica che si trasmette con carattere autosomico dominante ed è dovuta a mutazioni sui geni JAG1 e NOTCH2”, spiega il dr. Angelo Di Giorgio, del reparto di Epatologia e Gastroenterologia pediatrica e dei trapianti dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

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