Sono neoplasie rare, che necessitano di una presa in carico multispecialistica e di percorsi di accesso privilegiato. Proprio per questo l’Oculistica del Gemelli, uno dei principali centri di riferimento a livello nazionale e internazionale, promuove per il prossimo 2 marzo (aula Brasca, ore 9-13) un incontro con rappresentanti della Medicina Generale e degli Oculisti del territorio. L’intento è quello di istituire una rete e percorsi dedicati volti a facilitare la presa in carico di questi pazienti. Tante le terapie oggi a disposizione accanto ad una chirurgia sempre più conservativa e meno invasiva.

Quelli degli occhi sono tumori rari e non sono molti i centri in Italia e in Europa ad occuparsi di queste patologie. “Il più frequente tumore maligno primitivo intraoculare è il melanoma della coroide – ricorda il professor Gustavo Savino, direttore della UOC Oncologia Oculare di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e docente di Oculistica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore- del quale si registrano ogni anno in Italia circa 350-400 nuovi casi. Di questi, circa un centinaio arrivano alla nostra osservazione. Ci sono poi tutti i tumori della superficie oculare (carcinoma squamo-cellulare, melanoma della congiuntiva) e i tumori degli annessi (palpebre) e della regione orbitaria, che seguiamo e trattiamo presso il nostro centro. Nel 2023 abbiamo effettuato circa 3.300 visite per tumori benigni e maligni oculari e perioculari e 650 interventi chirurgici”. Quello della Fondazione Policlinico Gemelli è infatti uno dei principali centri, tra i pochi che si occupano in Italia di patologie tumorali intra e perioculari. “La presa in carico di pazienti con tumori estremamente diversi – afferma il professor Savino -  è resa possibile anche e soprattutto grazie all’approccio multidisciplinare che coinvolge una serie di specialisti (oncologo medico, radioterapista, istopatologo, chirurgo maxillo-facciale, chirurgo otorino, neuroradiologo, dermatologo oncologo, medico nucleare ecc), che si riuniscono ogni due settimane per discutere i casi più complessi (lo scorso anno sono stati 170 e sono in costante aumento) all’interno del tumor board dei tumori oculari, istituito nel 2019  e afferente al coordinamento centrale del Comprehensive Cancer Center diretto dal professor Giampaolo Tortora”.

I tumori oculari colpiscono in genere l’età media ed avanzata ma non mancano purtroppo casi nella popolazione più giovane e, soprattutto per alcuni tipi, sono più colpite le fasce sociali meno abbienti. “I fattori di rischio, oltre ai fattori genetici, che per alcuni tipi di tumore è fondamentale anche per la prognosi – ricorda il professor Savino - sono il fumo, l’esposizione al sole e l’alcol. La prevenzione quindi passa per un’esposizione ragionevole al sole, proteggendo sempre gli occhi con occhiali da sole e la cute di palpebre e la zona perioculare con creme a filtro solare elevato (50 +); fondamentale è smettere di fumare, ridurre al minimo il consumo di alcol e fare delle visite di controllo periodiche dall’oculista”.

I campanelli d’allarme. Molto importante è riconoscere e segnalare tempestivamente al medico di famiglia o allo specialista se c’è qualcosa che non va. “È importante osservarsi con attenzione allo specchio per individuare eventuali asimmetrie tra una regione oculare e perioculare e l’altra”. Più difficile può essere cogliere i segnali d’allarme dei tumori intra-oculari, soprattutto in fase iniziale. “Il paziente può notare delle zone di ‘ombra’ nel campo visivo, oppure la comparsa di metamorfopsie (corpi mobili), fosfeni (flash luminosi). La presenza di macchie scure, simili a nei, o rossastre, sulla parte bianca (sclera) della superficie dell’occhio soprattutto se di recente insorgenza deve metterci in allarme. In questi casi il paziente deve fare subito un controllo dall’oculista”.

“Nell’incontro organizzato il 2 marzo – anticipa il professor Savino - gli oculisti del Gemelli incontreranno medici di famiglia e oculisti del territorio. I tumori oculari sono patologie rare ed è importante costruire dei percorsi per facilitare l’accesso, da parte dei medici di famiglia e degli oculisti del territorio, alle strutture ultra-specialistiche ospedaliere ed universitarie di riferimento come la nostra. Questo è fondamentale perché gli importanti progressi fatti negli ultimi anni nel campo della oncologia oculare possano arrivare al paziente, riducendo quanto più possibile la disparità di accesso alle cure. I pazienti trattati e seguiti per un tempo adeguato devono inoltre, se in remissione, poter tornare sul territorio ricevendo dei controlli adeguati. Deve essere in definitiva garantita una continuità assistenziale ospedale-territorio e il dottor Andrea Cambieri, Direttore Sanitario della Fondazione, interverrà per sottolineare la centralità di questa esigenza. Fondamentali, per garantire questa continuità, saranno la formazione dei medici del territorio e l’implementazione di collegamenti efficaci con la UOC di oncologia oculare nel caso di richieste di second opinion e di consulenze urgenti, mettendo a disposizione numeri di emergenza, mail dedicate e, per alcuni casi, consulti di telemedicina.  Questo convegno insomma vuole gettare le basi per istituire o migliorare questi percorsi fondamentali per garantire ai pazienti una diagnosi precoce, l’accessibilità alle cure, il miglior trattamento possibile e un adeguato follow-up anche sul territorio”.

I trattamenti. “L’approccio chirurgico, anche grazie alla possibilità di nuove tecniche (chirurgia 3D, chirurgia endoscopica) e di nuove ed efficaci terapie alternative o adiuvanti radioterapiche mirate (brachiterapia) e sistemiche (target terapie, immunoterapia) – spiega il professor Savino -  è oggi sempre meno invasivo e demolitivo e più conservativo nella maggior parte dei casi. I grandi progressi fatti in campo oncologico in generale degli ultimi anni hanno consentito anche per i tumori oculari e perioculari possibilità di trattamenti combinati, chirurgico e radioterapico o sistemico, che hanno migliorato la qualità della vita dei pazienti, ridotto il tasso di recidive e migliorato il tasso di sopravvivenza. È importante poter mettere a disposizione di tutti i pazienti che ne hanno bisogno queste acquisizioni”.   

Fanno parte del gruppo del professor Savino gli oculisti Monica Pagliara, Maria Grazia Sammarco, Andrea Scupola, Carmen Caputo e Giovanni Cuffaro e la professoressa Maria Antonietta Blasi, già responsabile della UOC di Oncologia Oculare.

I tumori oculari colpiscono in genere l’età media ed avanzata ma non mancano purtroppo casi nella popolazione più giovane e, soprattutto per alcuni tipi, sono più colpite le fasce sociali meno abbienti. “I fattori di rischio, oltre ai fattori genetici, che per alcuni tipi di tumore è fondamentale anche per la prognosi – ricorda il professor Savino - sono il fumo, l’esposizione al sole e l’alcol. La prevenzione quindi passa per un’esposizione ragionevole al sole, proteggendo sempre gli occhi con occhiali da sole e la cute di palpebre e la zona perioculare con creme a filtro solare elevato (50 +); fondamentale è smettere di fumare, ridurre al minimo il consumo di alcol e fare delle visite di controllo periodiche dall’oculista”.

I campanelli d’allarme. Molto importante è riconoscere e segnalare tempestivamente al medico di famiglia o allo specialista se c’è qualcosa che non va. “È importante osservarsi con attenzione allo specchio per individuare eventuali asimmetrie tra una regione oculare e perioculare e l’altra”. Più difficile può essere cogliere i segnali d’allarme dei tumori intra-oculari, soprattutto in fase iniziale. “Il paziente può notare delle zone di ‘ombra’ nel campo visivo, oppure la comparsa di metamorfopsie (corpi mobili), fosfeni (flash luminosi). La presenza di macchie scure, simili a nei, o rossastre, sulla parte bianca (sclera) della superficie dell’occhio soprattutto se di recente insorgenza deve metterci in allarme. In questi casi il paziente deve fare subito un controllo dall’oculista”.

“Nell’incontro organizzato il 2 marzo – anticipa il professor Savino - gli oculisti del Gemelli incontreranno medici di famiglia e oculisti del territorio. I tumori oculari sono patologie rare ed è importante costruire dei percorsi per facilitare l’accesso, da parte dei medici di famiglia e degli oculisti del territorio, alle strutture ultra-specialistiche ospedaliere ed universitarie di riferimento come la nostra. Questo è fondamentale perché gli importanti progressi fatti negli ultimi anni nel campo della oncologia oculare possano arrivare al paziente, riducendo quanto più possibile la disparità di accesso alle cure. I pazienti trattati e seguiti per un tempo adeguato devono inoltre, se in remissione, poter tornare sul territorio ricevendo dei controlli adeguati. Deve essere in definitiva garantita una continuità assistenziale ospedale-territorio e il dottor Andrea Cambieri, Direttore Sanitario della Fondazione, interverrà per sottolineare la centralità di questa esigenza. Fondamentali, per garantire questa continuità, saranno la formazione dei medici del territorio e l’implementazione di collegamenti efficaci con la UOC di oncologia oculare nel caso di richieste di second opinion e di consulenze urgenti, mettendo a disposizione numeri di emergenza, mail dedicate e, per alcuni casi, consulti di telemedicina.  Questo convegno insomma vuole gettare le basi per istituire o migliorare questi percorsi fondamentali per garantire ai pazienti una diagnosi precoce, l’accessibilità alle cure, il miglior trattamento possibile e un adeguato follow-up anche sul territorio”.

I trattamenti. “L’approccio chirurgico, anche grazie alla possibilità di nuove tecniche (chirurgia 3D, chirurgia endoscopica) e di nuove ed efficaci terapie alternative o adiuvanti radioterapiche mirate (brachiterapia) e sistemiche (target terapie, immunoterapia) – spiega il professor Savino -  è oggi sempre meno invasivo e demolitivo e più conservativo nella maggior parte dei casi. I grandi progressi fatti in campo oncologico in generale degli ultimi anni hanno consentito anche per i tumori oculari e perioculari possibilità di trattamenti combinati, chirurgico e radioterapico o sistemico, che hanno migliorato la qualità della vita dei pazienti, ridotto il tasso di recidive e migliorato il tasso di sopravvivenza. È importante poter mettere a disposizione di tutti i pazienti che ne hanno bisogno queste acquisizioni”.   

Fanno parte del gruppo del professor Savino gli oculisti Monica Pagliara, Maria Grazia Sammarco, Andrea Scupola, Carmen Caputo e Giovanni Cuffaro e la professoressa Maria Antonietta Blasi, già responsabile della UOC di Oncologia Oculare.

 

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