Il cancro del colon-retto rappresenta uno dei tumori più diffusi nel nostro paese e nella maggior parte dei casi è sporadico, cioè legato agli stili di vita. Tuttavia, una percentuale minore di questi cancri è causata da mutazioni che riguardano geni specifici, quali APC, MUTYH, SMAD4 e TP53. Tali mutazioni possono dare origine a condizioni meno frequenti ma che determinano un elevato rischio di cancro.

Le sindromi familiari più note vengono suddivise in due grandi gruppi: le poliposiche, come la Poliposi Adenomatosa Familiare (FAP) e la Sindrome di Peutz-Jeghers, e le non poliposiche, come la Sindrome di Lynch.
La FAP è la forma di poliposi più studiata, con una prevalenza che negli stati dell’Unione Europea varia da 1: 11.300 a 1:37.600 e che si caratterizza per la comparsa di centinaia o migliaia di polipi adenomatosi nel retto e nel colon. I polipi si formano già nell’adolescenza e tendono a trasformarsi in cancro verso i trent’anni.

“La FAP è causata da mutazioni germinali a carico del gene APC localizzato sul cromosoma 5, uno dei geni fondamentali per la formazione degli adenomi.” – spiega la Dr.ssa Mara Fornasarig, gastroenterologa del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (PN), che da 25 anni si occupa dell’argomento – “La malattia viene trasmessa per via autosomica dominante e i figli di persone affette hanno il 50% di rischio di ereditare la mutazione. Inoltre, il rischio di cancro colon-rettale nei soggetti affetti è del 100%.”

La FAP è scatenata da mutazioni patogenetiche a livello di APC, un soppressore tumorale che svolge un ruolo fondamentale nella via di segnalazione WNT, regolando la fosforilazione della beta-catenina la quale deve essere successivamente degradata. Le mutazioni a livello di APC favoriscono la traslocazione di beta-catenina nel nucleo con la successiva trascrizione di alcuni proto-oncogeni, quali c-myc e ciclina D1, che hanno un ruolo centrale nel processo di cancerogenesi.

“La diagnosi clinica viene sospettata in base alla numerosità dei polipi” – continua Fornasarig, che in questi giorni al 21° Congresso delle Malattie Digestive presenta un approfondimento sulle sindromi genetiche nel cancro del colon – “ma la conferma di malattia è affidata ai test genetici. Quando viene identificata la mutazione che ricorre in famiglia, i parenti a rischio possono usufruire del test genetico per sapere se hanno ereditato la mutazione. I portatori della mutazione seguiranno uno specifico programma di sorveglianza che inizia già intorno agli 11-14 anni.”
Il monitoraggio dei pazienti e dei familiari si configura come un passaggio cruciale in termini di prevenzione del tumore ma, nonostante siano in corso studi con farmaci anti-infiammatori (celecoxib) per cercare di rimandare nel tempo l’intervento, il trattamento di riferimento per la malattia rimane quello chirurgico, con la scelta della colectomia profilattica dal momento che la poliposi diventa diffusa a tutto il colon.

Da molti anni è attivo presso il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano un Registro dei Tumori Ereditari del Colon-Retto che raccoglie i dati delle famiglie all’interno delle quali sia stata formulata una diagnosi di poliposi ereditaria e di Sindrome di Lynch: dalla raccolta delle informazioni anamnestiche e diagnostiche, alla ricostruzione dell’albero genealogico fino all’esecuzione dei test e al calcolo del rischio genetico, i pazienti vengono accuratamente seguiti e inseriti in specifici programmi di sorveglianza, in accordo con le più importanti Linee Guida Internazionali.

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