L’algodistrofia è una malattia rara che esordisce, nella sua principale manifestazione, con un dolore spesso regionalizzato a livello degli arti (mani, spalle oppure piedi) e resistente ai comuni antidolorifici. In alcuni casi, ma non sempre, l’esordio è conseguente ad un evento traumatico, ma la gravità del dolore e l’andamento della malattia non sono correlati alla gravità del trauma originario.
Il dolore è in genere associato ad edema e dall’esame radiologico può comparire un'osteoporosi localizzata, che in genere diminuisce con il regredire della malattia. La malattia è nota da oltre 100 anni e nel mondo anglosassone viene identificata prevalentemente con il termine di sindrome complessa da dolore regionale (CRPS) distinta in tipo 1 e tipo 2. L’algodistrofia non è inclusa nell’elenco delle malattie rare esenti.

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Un grave dolore  associato a edema alla  mano o al piede potrebbero essere i sintomi di una rara patologia dalle cause ancora non completamente conosciute. Si tratta dell' algodistrofia,  una sindrome dolorosa che si manifesta spesso, ma non sempre, in seguito a un trauma, anche se la severità della malattia non è mai proporzionale alla gravità dell’evento traumatico. L’incidenza della malattia non è nota: alcuni studi riportano riscontri di circa 25 nuovi casi per 100.000/anno. Colpisce maggiormente le donne di mezza età, ma sono noti anche molti casi maschili e pediatrici.

La patologia è caratterizzata da un dolore acuto resistente agli antidolorifici tradizionali

Un nuovo trattamento per il dolore potrebbe migliorare la vita dei pazienti affetti da algodistrofia. La nuova speranza arriva dai bisfosfonati, la famiglia di farmaci comunemente impiegati nella cura dell’osteoporosi.
Una caratteristica dell’algodistrofia, il cui sviluppo viene ricondotto a un disturbo circolatorio locale a livello dell’osso interessato, con conseguente carenza di ossigeno nell’osso colpito e acidosi, è proprio la presenza nel segmento osseo di una severa osteoporosi.

All’origine del dolore continuo c’è spesso un trauma

L’algodistrofia, conosciuta anche come Sindrome da Dolore Regionale Complesso (CRPS), è una rara malattia multisistemica e multisintomatica le cui cause sono ancora sconosciute.
Un recente articolo pubblicato su BMC Neurology ha chiarito alcuni aspetti diagnostici e prognostici della malattia, in particolare della CRPS di tipo 1 in forma parziale, con interessamento di un massimo di tre dita della mano. Gli arti – mani e piedi – sono, infatti, le parti del corpo colpite dalla patologia.

Secondo uno studio recentela ketamina potrebbe essere un farmaco efficace nella Sindrome da dolore regionale complesso (CRPS) .
Abbiamo chiesto il parere del dott. Massimo Varenna, dell'Istituto Ortopedico Gaetano Pini di Milano.
"La strada per definire 'indiscussa' l'utilità della Ketamina è ancora lunga e ci sono limitazioni legate agli effetti collaterali"

L'algodistrofia, o Sindrome da dolore regionale complesso (CRPS) di tipo 1  è una condizione di dolore cronico provocato da lesioni dei tessuti molli o dei tessuti ossei che interessa il più delle volte mani o piedi. La CRPS si manifesta in due diverse tipologie: di tipo I, o di tipo II  in cui il dolore è associato ad alterazioni vegetative e/o trofiche (sudorazione, alterazioni vasomorie, atrofia cutanea ossea,alopecia, contratture articolari). Al momento una terapia specifica non c'è, anche se ci sono degli studi farmacologici in corso, e ci si orienta soprattutto sull'uso di alcuni bisfosfonati. C'è tuttavia un'altra molecola che potrebbe avere una efficacia terapeutica: la Ketamina, più  nota alla 'cronaca' per l'abuso che ne viene talvolta fatto utilizzandola come sostanza stupefancente che per i suoi pur esistenti usi medici.

Girando in rete o nei forum dei pazienti  capita di imbattersi in siti o domande che riguardano una malattia che viene comunemente chiamata algodistrofia e che è caratterizzata da un forte dolore localizzato il più delle volte a livello della mano del piede e che non passa con i più comuni antidolorifici e antinfiammatori. Quando, e non sempre accade, le domande trovano una risposta, non è raro che questa sia basata su convinzioni vecchie e nozioni imprecise. Per questo abbiamo deciso di fare il punto della situazione con il dottor Massimo Varenna, Responsabile U.O. Centro Diagnosi e Terapia Patologie Osteometaboliche dell’Istituto Ortopedico Pini di Milano, uno dei massimi conoscitori di questa patologia. Varenna ha infatti pubblicato sull’ultimo numero del Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia una revisione completa delle conoscenze sulla malattia.

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