distonia: necessario riconoscimento come malattia professionale

Un’interrogazione parlamentare sollecita l’inserimento delle forme focali nel sistema INAIL: colpiti soprattutto musicisti, insegnanti e operatori vocali

Alla Camera dei Deputati, un’interrogazione firmata dall’on. Luciano Ciocchetti (Fratelli d’Italia) mette in luce l’impatto della distonia sulla vita lavorativa di molte persone. Il testo, indirizzato ai Ministri della Salute e del Lavoro, mira a colmare un vuoto normativo che da tempo penalizza numerosi lavoratori. L’iniziativa, infatti, richiama l’attenzione su una realtà rara e poco conosciuta: le forme focali di distonia, disturbi neurologici che compromettono in modo significativo la qualità della vita e la capacità lavorativa di chi ne è colpito.

“Si tratta di una condizione rara, cronica e fortemente invalidante”, si legge nel testo presentato in Parlamento. A causare i problemi sono contrazioni muscolari involontarie che si manifestano in modo persistente, con spasmi dolorosi e posture anomale. Le stime parlano di circa 20.000 persone affette in Italia, mentre in Europa si supererebbe il mezzo milione. Ma, come sottolinea il testo, “oltre ai numeri, sono le storie personali a raccontare cosa significhi convivere ogni giorno con una malattia che ostacola anche i gesti più semplici”.

A rendere ancora più difficile il percorso di chi ne soffre è il fatto che nessuna forma di distonia sia oggi riconosciuta come malattia professionale. Eppure, in molti casi l’insorgenza è strettamente legata a mansioni che richiedono movimenti ripetitivi e un controllo motorio molto fine. Musicisti, insegnanti, cantanti, speaker, operatori di call center: sono solo alcuni dei professionisti che, nel tempo, possono sviluppare forme focali come il crampo del musicista, la disfonia spasmodica (che colpisce le corde vocali) o la distonia cervicale.

L’interrogazione mette in evidenza la natura spesso lavorativa di queste forme: “l’uso prolungato e intensivo di determinati gruppi muscolari può favorire l’insorgenza della patologia, con un impatto diretto sulla possibilità di proseguire l’attività”. Eppure, proprio questi lavoratori restano esclusi dalle tutele previste dall’INAIL, non potendo accedere ad alcun sostegno economico o riabilitativo.

Da qui l’appello rivolto al Governo, affinché venga valutato l’inserimento delle distonie focali tra le patologie correlate all’attività lavorativa, almeno nei casi in cui il nesso con la mansione svolta risulti evidente. Nella richiesta si sottolinea anche come “le malattie professionali denunciate riguardino in massima parte disturbi del sistema muscolo-scheletrico e nervoso”, gli stessi ambiti in cui la distonia si manifesta.

Ma non ci si ferma qui. Il documento parlamentare propone anche azioni mirate per rafforzare la tutela sanitaria e previdenziale: dalla definizione di protocolli di prevenzione alla promozione di campagne di informazione, fino alla stesura – in collaborazione con le società scientifiche – di linee guida clinico-diagnostiche condivise, capaci di migliorare la tempestività nella diagnosi e l’accesso alle cure.

L’iniziativa rilancia, così, un tema da tempo sollevato da pazienti e associazioni, ma ancora privo di risposte concrete. Dare un riconoscimento formale alla distonia legata al lavoro significherebbe non solo offrire maggiori tutele, ma anche restituire dignità e ascolto a chi si è visto improvvisamente escluso dalla propria professione a causa di una malattia invisibile, ma profondamente invalidante.

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