Professoressa Elena Gardella

Organizzato dalle due rispettive associazioni italiane, l’evento ha riunito l’intero network internazionale di ricerca e clinica

Ad oggi nel mondo sono noti circa 700 casi di mutazione del gene SCN8A, di cui 35sono i casi stimati in Italia. Nel nostro Paese si contano inoltre poco meno di 60 casi di mutazione del gene SCN2A. Rarissime patologie genetiche che hanno qualcosa in comune. “Si tratta di due malattie causate da un difetto genetico che in qualche modo è simile”, spiega la Prof.ssa Elena Gardella, Department of Clinical Neurophysiology, Department of Clinical Genetics and precision medicine, Danish Epilepsy Centre “Filadelfia” & University of Southern Denmark.

“Il difetto genetico – prosegue la Prof.ssa Gardella – coinvolge geni che codificano delle specifiche proteine necessarie a produrre i canali di membrana cellulare (canali del sodio), fondamentali per regolare la trasmissione elettrica neuronale. Tali proteine regolano dunque la capacità neuronale di dialogare con il sistema nervoso centrale, e non solo. Una disfunzione di queste piccole molecole può alterare la capacità dei neuroni di dialogare tra di loro. Le mutazioni genetiche possono generare un aumento o una perdita di funzione del canale del sodio, dando luogo a manifestazioni cliniche diverse. Principalmente comportano disfunzioni della corteccia cerebrale (con conseguente comparsa di epilessia), ma compromettono anche altri circuiti che possono causare problemi di motricità, comportamento, attività cognitive, disturbi del sonno.”

Queste patologie potrebbero essere ampiamente sottodiagnosticate – prosegue l’esperta – proprio perché si manifestano con uno spettro di sintomi molto ampio e si passa da quadri lievissimi a quadri estremamente severi. Nei casi più gravi parliamo di encefalopatie epilettiche e dello sviluppo, che possono esordire nei primi mesi di vita. In questi casi viene posto quasi sempre il sospetto di una patologia di origine monogenica e dunque, sia in Italia che in Europa, viene effettuata un’indagine genetica. Tipicamente si procede a indagare un pannello genetico, cioè un elenco di geni che sappiamo causare questo tipo di sintomatologie. Nei pannelli genetici per le epilessie rare e complesse i geni SCN2A e SCN8A sono ormai sempre inclusi. Quando però la malattia si presenta con quadri più sfumati è più difficile arrivare alla diagnosi. Questo perché non esiste un quadro patognomonico, ma piuttosto uno spettro di condizioni cliniche spesso suggestive che possono suggerire il ricorso ai test genetici. Poi molto dipende dall’expertise della singola realtà locale, che può essere più o meno veloce nel ricorrere alla diagnosi genetica.”

“I due geni e le patologie che le mutazioni a carico di questi due geni comportano si assomigliano molto – continua Gardella – e tale similitudine comporta che l’approccio terapeutico possa essere in qualche modo simile, per questo è importante che le nostre acquisizioni di ricerca siano disponibili a chi si occupa sia dell’una che dell’altra. E per questo abbiamo deciso, insieme alle associazioni di pazienti, di dare vita alla "SCN2A/SCN8A Conference & Family Gathering". Si tratta di un appuntamento giunto alla seconda edizione, che ha l’ambizione di diventare un appuntamento fisso per unire le competenze medico-scientifiche internazionali e gli sforzi di tutta la parte laica. Si tratta di un appuntamento unico nel suo genere, che unisce aggiornamenti scientifici di altissimo livello a divulgazione per le famiglie, senza dimenticare il fondamentale scambio bidirezionale tra le parti. Durante il congresso abbiamo cercato di dare una visione globale dello stato dell’arte dello spettro clinico, sempre in evoluzione. Ci siamo concentrati dunque sulla storia naturale delle patologie, che è davvero fondamentale sia per il counselling che forniamo alle famiglie, sia massimizzare la possibilità di trial clinici futuri.”

“Ricordiamo che la nostra ricerca ha lo scopo di avere un impatto pratico, diagnostico e terapeutico, quindi è fondamentale lavorare in sinergia con le famiglie”, spiega ancora Gardella. “Grazie a numerosi studi funzionali abbiamo capito che le due forme di entrambe le malattie (perdita di funzione o aumento di funzione del canale del sodio) oltre che esprimersi in condizioni cliniche diverse, rispondono anche a terapie diverse. Nel caso dell’aumento di funzione è necessario ridurla farmacologicamente, nel caso della riduzione è necessario compensarla. Non disponiamo però della valutazione funzionale per tutte le varianti genetiche, diventa dunque fondamentale dal punto di vista clinico saperle distinguere, poter orientare la terapia e poter prevedere l’evoluzione nel tempo.”

“Abbiamo dunque affrontato il tema degli approcci terapeutici attualmente disponibili e quelli che si renderanno disponibili nel prossimo futuro. In particolare potrebbe prospettarsi la correzione genetica mediante utilizzo di oligonucleotidi antisenso - conclude Gardella - mentre siamo ancora ben lontani dalla prospettiva della terapia genica.”

Durante il congresso sono intervenuti numerosi ricercatori che hanno condiviso la propria esperienza di ricerca effettuata nel corso degli ultimi due anni. Tra questi anche il Dr. Roberto Previtali, specializzando neuropsichiatria infantile e dottorando dell’Università degli Studi di Milano, attualmente in forze all’ospedale dei bambini Buzzi. “Ho svolto la mia ricerca durante i 6 mesi di research fellowship presso il centro diretto dalla Prof.ssa Gardella – spiega Previtali – occupandomi di effettuare la caratterizzazione clinica ed elettroclinica su pazienti con varianti patogenetiche del gene SCN8A. In particolare ci siamo focalizzati sulle forme di patologie caratterizzate dalla perdita di funzione, riuscendo a determinare 4 fenotipi clinici diversi. Quando siamo chiamati a trattare un bambino con grave epilessia è per noi fondamentale capire di fronte a quale tipo di variante patologica ci troviamo, per poter intervenire immediatamente a livello terapeutico massimizzando l’efficacia dei farmaci che abbiamo a disposizione. Al Buzzi seguiamo numerosi pazienti con epilessie rare e complesse, tra cui diversi bambini con SCN8A. Questo network internazionale è davvero prezioso, ci dà la possibilità di entrare in contatto con le eccellenze scientifiche di tutto il mondo ed anche con le famiglie di tutto il mondo.”

Le associazioni italiane che si occupano di queste patologie sono SCN8A Italia Famiglie in Rete APS e SCN2A Famiglie Insieme (quest'ultima fa parte dell'Alleanza Malattie Rare).

“L’esperienza di questo congresso è stata davvero meravigliosa, abbiamo visto la partecipazione di più di 100 persone, tra clinici, ricercatori e famiglie, arrivati da tutto il mondo: Australia, USA, Israele, Georgia, Emirati Arabi e ovviamente tutta Europa”, spiega Stefania Dantone, presidente di SNC2A Famiglie in Rete APS. “Il prossimo appuntamento sarà a Bonn nel 2025. Vogliamo continuare a lavorare insieme come associazioni e come network internazionale.”

“Il livello del convegno è stato altissimo”, spiega Cinzia Scarcelli, presidente di SCN8A Italia. “Hanno partecipato anche diverse aziende farmaceutiche, il che testimonia l’interesse crescente che c’è per la nostra comunità. Noi crediamo fortemente che facendo rete possiamo sostenere la ricerca e diffondere la conoscenza di queste patologie. Non ci dimentichiamo mai di sensibilizzare l’opinione pubblica e di fare informazione, divulgando il più possibile le conoscenze attualmente disponibili sulle mutazioni dei geni SCN8A e SCN2a”.

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