Si tratta della terza fase di un’indagine partita un anno fa, promossa in Italia da ACSI Onlus
Prende il via questo mese la terza fase dell’indagine “Sarcoidosi e COVID-19”, promossa nel nostro Paese da ACSI (Amici Contro la Sarcoidosi Italia Onlus) e partita dall’Università di Cincinnati, nella persona del Prof. Robert Baughman, per studiare la patologia in relazione ai vaccini anti-COVID.
Un tassello fondamentale per i ricercatori del nostro Paese e per le comparazioni con altri Paesi d’Europa ed Extra-europei. Anche i dati di questa indagine saranno infatti confrontati con quelli dell’indagine internazionale dell’Università di Cincinnati, come già avvenuto con i due questionari precedenti, svoltosi il primo un anno fa (concluso il 9 maggio 2020) e il secondo conclusosi il 31 luglio 2020.
La prima fase ha indagato come il COVID-19 si comporta con chi è affetto da sarcoidosi, con l’obiettivo di capire se chi soffre di questa patologia infiammatoria è più predisposto di altri a contrarre il Coronavirus e quali potrebbero essere le conseguenze di un eventuale contagio. La seconda ha voluto chiarire qual è la situazione mondiale e nazionale a distanza di tre mesi.
La formulazione del terzo questionario ha visto la preziosa consulenza scientifica della Prof.ssa Paola Rottoli (direttrice Malattie Respiratorie e Trapianto Polmonare, AOU di Siena).
La sarcoidosi è una malattia infiammatoria che esordisce più frequentemente tra i 20 e i 40 anni e può coinvolgere molti organi. Diffusa in tutto il mondo, è considerata rara e in Europa ha un’incidenza che varia tra i 5 e i 40 casi su 100.000 abitanti l’anno, con maggior prevalenza nei paesi scandinavi. Nonostante le numerose ricerche, le cause della malattia sono ad oggi ancora sconosciute: si ipotizza che, in soggetti geneticamente predisposti, possa entrare in gioco una reazione eccessiva dell’organismo a fattori ambientali o particelle inquinanti.
Per partecipare al questionario, disponibile qui, c’è tempo fino al 2 giugno 2021.
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