La Consigliera: “A Milano noi disabili siamo discriminati. Ho dovuto rinunciare. Succede ogni giorno a chi come me è in carrozzina”
Qualche giorno fa Lisa Noja, avvocata e consigliera regionale di Italia Viva, si è trovata di fronte all'impossibilità di accedere a un edificio pubblico in occasione di un incontro istituzionale previsto al Municipio 1 di Milano, in via Dogana, alla presenza del leader del suo partito Matteo Renzi e di alcune associazioni di categoria. Arrivata sul posto, ha trovato alcuni gradini e un montascale fuori uso, un ostacolo insormontabile per chi utilizza una carrozzina elettrica. Ha dovuto rinunciare all'appuntamento e andarsene, un'esperienza comune a centinaia di persone con disabilità.
Il problema va ben oltre la barriera architettonica in sé: è il riflesso di una mancanza diffusa di empatia, solidarietà e consapevolezza verso chi vive con una disabilità. Anche in una città come Milano, che si presenta come simbolo di innovazione e sostenibilità, l'accessibilità continua a essere un optional. Mentre si investe in tecnologie all'avanguardia, un montascale può restare guasto per anni e impedire di fatto l'accesso a spazi pubblici e privati. Non si tratta solo di garantire un servizio, ma di rispettare diritti fondamentali, come poter presentare una denuncia in una questura, partecipare alla vita politica, accedere liberamente a un locale o a un cinema. Anche nella sfera privata, la libertà di movimento è fortemente limitata. Ogni uscita richiede pianificazione: chiamare ristoranti per chiedere se ci sono barriere architettoniche, controllare l'accessibilità dei cinema, prevedere alternative.
Qualcosa di analogo era accaduto anche a BookCity di Milano, dove la presentazione del libro “L’errore” di Fabrizio Acanfora, con Valentina Tomirotti e Irene Facheris, è stata annullata a causa dell’inaccessibilità della sede prevista. Tomirotti, in sedia a rotelle, non poteva accedere: nessuna pedana, solo scale. L’evento, pensato per discutere proprio di esclusione, si è trasformato in un paradosso che mostra quanto l’accessibilità sia ancora trattata come un’opzione, non come un diritto.
La riflessione quindi si estende a tutto il mondo della progettazione e dell'amministrazione: è indispensabile che istituzioni, architetti e designer riconoscano l'accessibilità come una priorità, non come un'aggiunta facoltativa.
L'episodio che ha coinvolto Lisa Noja o Valentina Tomirotti è solo uno dei tanti che testimoniano quanto sia urgente considerare l'accessibilità come parte integrante della democrazia e della civiltà di un Paese. Il diritto all'accesso è un diritto alla partecipazione, riguarda tutti, nessuno escluso. “Si parla tanto di sostenibilità ma non di accessibilità. Se non c’è partecipazione da parte di tutti, compresi architetti e designer, non si andrà da nessuna parte”, conclude Noja.
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