Da una circolare dell’ULSS 6 Euganea emerge un’applicazione restrittiva delle regole. In Lombardia accade lo stesso, denuncia Lisa Noja. Venturi (OMaR): “Normativa inadeguata, servono segnalazioni”
Chi utilizza una carrozzina elettrica sa bene quanto sia essenziale la batteria per garantirne la piena funzionalità e autonomia. Eppure, nel Veneto – come recentemente documentato da Il Fatto Quotidiano – la sostituzione delle batterie non è più coperta dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Una circolare dell’ULSS 6 Euganea ha infatti chiarito che le batterie non rientrano tra le prestazioni finanziabili, lasciando così gli utenti a dover sostenere direttamente i costi.
IL CASO VENETO: UN’APPLICAZIONE RESTRITTIVA E I SUOI EFFETTI
La circolare dell’ULSS 6 Euganea, divenuta pubblica nelle scorse settimane, rappresenta un esempio chiaro di come il Nuovo Nomenclatore venga interpretato in modo restrittivo a livello locale. Nella circolare viene infatti indicato che la sostituzione delle batterie per carrozzine elettriche non è più inclusa nelle prestazioni a carico del SSN, una decisione che ha suscitato indignazione tra le persone con disabilità e le loro famiglie.
Il motivo ufficiale addotto è che le batterie non sono esplicitamente inserite nella lista delle forniture riconosciute a livello nazionale, creando così una lacuna che viene “coperta” con l’esclusione totale. Ciò comporta che, in Veneto, chi ha una carrozzina a motore deve farsi carico personalmente della spesa per sostituire la batteria quando questa si deteriora, spesso dopo un uso quotidiano intenso.
Questo aspetto tecnico ha implicazioni molto concrete e pesanti: la mancanza di una batteria funzionante significa, per l’utente, la perdita della propria mobilità autonoma e una maggiore dipendenza da terzi, con un inevitabile impatto sulla qualità della vita, la partecipazione sociale e l’inclusione.
LA LOMBARDIA E UN PROBLEMA NOTO MA ANCORA SOTTOTRACCIA
Anche in Lombardia la questione delle batterie e delle riparazioni per le carrozzine elettriche a carico degli utenti è tutt’altro che assente. A denunciarlo pubblicamente è stata la consigliera regionale Lisa Noja, che in un post su Facebook ha parlato di una “situazione grave, ma meno visibile di quella veneta”, proprio perché manca un atto formale che la espliciti chiaramente.
Secondo Noja, l’assenza di documentazione ufficiale, unita alla difficoltà di accedere alle informazioni, contribuisce a lasciare molte persone con disabilità senza risposte e senza tutele.
La consigliera sottolinea che, il fatto che non vi sia un atto formale esplicito – come la nota circolare della Regione Veneto – contribuisce a rendere il problema poco conosciuto, ma non per questo meno grave. Nel post scrive: “Ho ricevuto diverse segnalazioni in merito alla situazione in Lombardia, che risulterebbe simile a quella veneta, anche se priva di un atto formale che ne attesti chiaramente la realtà”.
Noja ha annunciato di aver depositato un'interrogazione in Regione per chiedere chiarimenti alla Giunta, sottolineando che “se quanto mi è stato segnalato corrisponde al vero, ci troviamo di fronte a un altro inaccettabile arretramento dei diritti delle persone con disabilità”.
UN’INTERROGAZIONE ALLA CAMERA SOLLEVA IL CASO A LIVELLO NAZIONALE
La questione delle spese per riparazioni e sostituzioni degli ausili, in particolare le carrozzine a motore elettrico, è approdata alla Camera dei deputati attraverso un’interrogazione a risposta orale presentata giovedì 12 giugno 2025 dall’onorevole Filippo Quartini (Movimento 5 Stelle), insieme a Gilda Sportiello, Valentina Di Lauro e Marianna Ricciardi.
L’atto è indirizzato ai Ministri della Salute e dell’Economia e delle Finanze, e prende spunto dalla testimonianza di Erika Monti, 49 anni, affetta da atrofia muscolare, che ha dichiarato:
“Dovrei cambiare la batteria, ma costa tanto. Sono riuscita a riparare le ruote perché avevano il copertone rotto e mi servivano assolutamente. L’alternativa era non poter più uscire di casa”.
I deputati evidenziano come, a partire dal 1° gennaio 2025, con l’entrata in vigore del nuovo nomenclatore tariffario dei Livelli essenziali di assistenza (LEA), non siano più garantite le spese per riparazioni e sostituzioni degli ausili rientranti nel codice ISO 12.23, ovvero le carrozzine a motore elettrico. Il nuovo decreto ha infatti revocato l’efficacia del D.M. 332/1999 e non prevede più i codici relativi a queste prestazioni, finora coperte dalle aziende sanitarie locali.
Nel testo dell’interrogazione si sottolinea come il Ministero della Salute attribuisca la responsabilità alle Regioni, che, con la nuova modalità di erogazione tramite gare pubbliche, sarebbero chiamate a garantire la completa assistenza agli utenti. Tuttavia, i firmatari evidenziano che il problema è emerso concretamente solo con l’attuazione del nuovo tariffario e riguarda tutto il territorio nazionale, creando un diffuso sconcerto.
L’atto parlamentare cita inoltre la presa di posizione del presidente della FISH, che ha affermato: “Il silenzio delle istituzioni davanti a questo arretramento dei diritti è assordante. Si colpisce proprio chi ha meno voce per farsi sentire: le persone con disabilità grave, che da gennaio si trovano improvvisamente sole a fronteggiare costi insostenibili per continuare a muoversi, lavorare, vivere. Le carrozzine elettriche non sono optional, sono strumenti di cittadinanza. Il Ministero della Salute ha il dovere di correggere immediatamente questa ingiustizia, prima che si trasformi in una condanna alla reclusione per migliaia di cittadini”.
I deputati chiedono quindi se il Governo intenda adottare con urgenza iniziative per garantire che le spese per riparazioni e sostituzioni degli ausili rientranti nel codice ISO 12.23 siano a carico del Servizio Sanitario Nazionale e garantite gratuitamente alle persone che ne hanno bisogno.
LE CRITICITÀ DEL NUOVO NOMENCLATORE: LA POSIZIONE DI OMAR
L’avvocato Roberta Venturi, co-responsabile dello “Sportello Legale OMaR – Dalla parte dei rari”, inquadra il problema delle batterie e delle riparazioni a carico degli utenti in un quadro normativo più ampio, che presenta diverse lacune e incongruenze.
“Il nuovo nomenclatore, che sarebbe dovuto entrare in vigore anni fa, è stato approvato con molto ritardo e attualmente viene applicato ‘con riserva’, in attesa dell’esito del ricorso al TAR del Lazio che ne contesta diversi aspetti. Questo fa sì che si debba navigare in una situazione di incertezza e confusione, che penalizza chi ha bisogno di ausili fondamentali per la propria vita quotidiana”.
Venturi prosegue spiegando che la normativa non riflette più le reali esigenze tecnologiche e sanitarie: “Ci sono componenti essenziali come le batterie delle carrozzine elettriche che non sono più incluse nella copertura pubblica, costringendo le persone a sostenere costi significativi. Questi tagli non solo aumentano il carico economico sulle famiglie, ma rischiano anche di compromettere l’autonomia personale. È fondamentale raccogliere testimonianze e segnalazioni da parte di chi vive queste difficoltà, perché solo così si possono costruire argomentazioni solide per chiedere correzioni normative e interventi mirati”.
Lo Sportello Legale di OMaR invita quindi tutte le persone con disabilità e le loro famiglie a segnalare eventuali problemi o casi di esclusione riguardanti batterie, riparazioni o altri servizi legati agli ausili. Queste segnalazioni - che possono essere inviate alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - saranno fondamentali per monitorare la situazione e per sostenere azioni legali e di advocacy, volte a migliorare le condizioni di accesso e tutela dei diritti.
Seguici sui Social