La Camera degli sposiLa diagnosi era stata ipotizzata analizzando i tratti fisici della donna, rappresentata in un celebre affresco dell'artista italiano. Secondo una nuova tesi, quelli che erano stati interpretati come segni clinici della malattia dipenderebbero, in realtà, da alterazioni della superficie pittorica

A settembre dello scorso anno, su Osservatorio Malattie Rare abbiamo pubblicato la notizia di un articolo, apparso sulla prestigiosa rivista medica The Lancet Neurology, in cui si sosteneva che la cosiddetta 'nana di corte', dipinta da Andrea Mantegna nel famoso affresco della 'Camera degli sposi' (Castello di San Giorgio, Mantova, 1465-1474) fosse affetta da due distinte malattie rare: la neurofibromatosi di tipo 1 (NF1) e il nanismo ipofisario. Secondo questa tesi, il Mantegna avrebbe rappresentato una persona affetta da NF1 molti decenni prima della prima descrizione di questa malattia, che, in base a quanto affermato dagli autori, sarebbe avvenuta nel 1592.

La NF1, nota anche come malattia di von Recklinghausen, è una delle patologie genetiche meno rare: ne è affetta circa 1 persona su 3.000, e in tutto il mondo si stima che siano quasi 2,5 milioni gli individui che soffrono di questa condizione. Non sorprende quindi che, complice anche la curiosità suscitata dal coinvolgimento di una famosa opera d’arte, la notizia in questione abbia avuto una grande diffusione mediatica a livello mondiale, addirittura al di fuori dell’ambito medico.

Tuttavia, in un nuovo articolo appena pubblicato sulla stessa rivista, intitolato “The multiple faces of artwork diagnoses”, il Dott. Francesco Benedicenti, responsabile del Servizio di Consulenza Genetica dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige e del Centro di Coordinamento per le malattie rare della Provincia di Bolzano, e il Prof. Andrea Superti-Furga, direttore della Divisione di Medicina Genetica dell’Università di Losanna (Svizzera), hanno dimostrato che la diagnosi di NF1 e di nanismo ipofisario sono entrambe scorrette, e che la donna ritratta dal grande artista padovano sia, in realtà, affetta da un’unica condizione, anch’essa rara: l’acondroplasia.

L'acondroplasia è un disordine genetico dovuto a mutazioni nel gene che codifica per il 'recettore del fattore di crescita dei fibroblasti 3' (FGFR3), una proteina importante per la regolazione della crescita lineare delle ossa. Di conseguenza, gli individui colpiti dalla malattia manifestano bassa statura e arti di ridotte dimensioni (nanismo rizomelico), tronco lungo e stretto, macrocefalia con fronte prominente, ipoplasia medio-facciale, radice nasale infossata e mani larghe e corte, a forma di 'tridente'. La prevalenza della patologia è di circa 1-9 casi su 100.000 persone.

La nana di corte - confronto tra pre e post restauroL’errata diagnosi iniziale di NF1 sembra soprattutto dipendere dal fatto che gli autori, ignorando la storia del dipinto, abbiano basato le loro conclusioni sulla valutazione delle uniche fotografie del particolare della 'nana di corte' disponibili in internet, risalenti a prima del restauro conservativo, che negli anni ’80 ripulì il famoso dipinto da sporco e incrostazioni. Perciò, sono state erroneamente interpretate come segni clinici suggestivi di NF1 semplici sporcature e alterazioni della superficie pittorica, che, dopo il restauro, sono scomparse o si sono rivelate per ciò che veramente erano (vedi immagine a sinistra). Se si valutano, infatti, le foto post-restauro del particolare (finora non disponibili in internet ma solo su alcuni testi specializzati) o, meglio, se si osserva il dipinto dal vero, appare evidente come non siano soddisfatti i criteri minimi per porre diagnosi di questa malattia, che, peraltro, è stata descritta per la prima volta ben prima del 1592.

“In questo caso, la precisazione diagnostica non rappresenta un mero esercizio accademico”, ha dichiarato il Dott. Francesco Benedicenti, “ma ha come scopo principale la corretta informazione su una malattia genetica rara come la NF1. Infatti, l’associazione creata tra questa patologia e la donna con marcata bassa statura ritratta dal Mantegna non solo è sbagliata ma potenzialmente anche molto fuorviante. L’articolo che è stato pubblicato prima del nostro contributo, il cui titolo, “Painting neurofibromatosis type 1 in the 15th century”, era focalizzato esclusivamente sulla NF1, ha avuto una particolare risonanza tra le organizzazioni dei pazienti con NF1 e dei loro familiari, ed è stato ripreso dai siti web di molte di queste organizzazioni. Si pensi allora ai genitori di un bambino con NF1, che conoscono ancora poco la patologia, soprattutto se uno di loro è affetto da una forma estremamente lieve, o se nel loro figlio la malattia è causata da una mutazione de novo e nessuno di loro presenta la condizione. Ebbene, questi genitori, vedendo le immagini del dipinto e sapendo che esse ritraggono una persona con NF1, potrebbero erroneamente pensare che il fenotipo del loro figlio, in età adulta, sarà quello dell'acondroplasia. La precisazione diagnostica rende anche, in un certo senso, giustizia alla donna ritratta dal Mantegna, la quale, poverina, si è vista 'affibbiare', a distanza di oltre cinque secoli, la diagnosi di due patologie di cui in realtà non soffriva. L’errore diagnostico che ha caratterizzato questo caso offre infine, in generale, l’occasione per sottolineare come, prima di trarre delle conclusioni, occorra sempre cercare di verificare in prima persona tutto ciò che può essere verificato, una regola di fondamentale importanza non solo nella metodologia della ricerca clinica”.

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