Mesotelioma - tumore raro

Dott.ssa Carolina Mensi: “Dal 2017, l’attività di sorveglianza epidemiologica del mesotelioma è entrata a far parte dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)”

Alcuni appassionati di cinema hanno imparato a conoscere il mesotelioma attraverso la storia personale di Steve McQueen, icona del cinema americano protagonista di pellicola come “La grande fuga” e “Bullit”: l’attore è prematuramente scomparso all’età di cinquant’anni per una forma di mesotelioma, un raro tumore maligno la cui insorgenza è associata all’esposizione ad amianto. Dal momento che si tratta di un tumore occupazionale, da anni il mesotelioma è oggetto di monitoraggio tramite l’attività dei Centri Operativi Regionali (COR), come quello presso cui lavora la dottoressa Carolina Mensi, Responsabile del Registro Mesoteliomi della Regione Lombardia presso la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

MESOTELIOMA: RARO E AGGRESSIVO

“Il mesotelioma è un tumore che colpisce il mesotelio”, spiega Mensi. “Si tratta di un foglietto da cui derivano varie strutture: la pleura che avvolge i polmoni, il pericardio intorno al cuore, il peritoneo che avvolge gli organi addominali e, nell’uomo, la tunica vaginale del testicolo”. Circa il 90% dei mesoteliomi interessa la pleura, pertanto le manifestazioni del tumore tendono a essere più spesso di tipo respiratorio: i pazienti accusano difficoltà respiratoria e dispnea o dolore toracico. Tutti questi sintomi possono far sospettare problematiche di altro genere - soprattutto cardiologico - rendendo meno immediata la diagnosi. “Il paziente si rivolge al medico di medicina generale per dispnea o calo ponderale”, continua Mensi. “Successivamente, alla visita può essere riscontrato un versamento pleurico, rendendo così necessari alcuni accertamenti che, in prima battuta, prevedono l’esecuzione di una radiografia del torace e poi, eventualmente, una TAC da cui viene evidenziato un ispessimento della pleura con formazioni nodulari caratteristiche, dette ‘mammelloni’”. Tuttavia, l’esame di riferimento per il mesotelioma rimane la biopsia che si esegue in toracoscopia e permette di raccogliere campioni di tessuto per la conferma istologica.

“Da un punto di vista morfologico il mesotelioma può essere di tre sottotipi diversi: epitelioide, sarcomatoide o bifasico”, precisa Mensi. “Il primo corrisponde alla forma più diffusa e più facilmente trattabile con la chemioterapia, mentre il mesotelioma sarcomatoide è più raro e, purtroppo, ha una sopravvivenza di soli sei mesi, circa la metà rispetto alla forma epitelioide”. Si tratta, dunque, di un tumore aggressivo che si riscontra occasionalmente ed evolve con rapidità. La principale causa scatenante è l’esposizione all’amianto (o asbesto), per tale ragione esistono in Italia i COR (Centro Operativi Regionali) Mesoteliomi, incaricati della sorveglianza epidemiologica attraverso la raccolta di tutti i casi di malattia; ulteriore compito di tali strutture è quello di raggiungere i pazienti - possibilmente quando sono ancora in condizioni di buona salute - al fine di collezionare preziose informazioni sui lavori svolti dal malato, le sue abitudini di vita e le frequentazioni abituali. “In certi casi anche solo aver abitato in zone contaminate, come Casale Monferrato, Bari o la cittadina di Broni, dove erano attivi impianti per la lavorazione di manufatti contenenti amianto può costituire un rischio”, aggiunge l’esperta citando il caso di Broni, in Lombardia.

BRONI: UN COMUNE A ELEVATA INCIDENZA DI MESOTELIOMA

In questo piccolo comune dell’Oltrepò pavese all’inizio del secolo scorso è stato aperto un impianto di produzione di cemento-amianto - un materiale noto come eternit - largamente usato in edilizia per la produzione di lastre ondulate per coperture o tubazioni per gli impianti fognari. Essendo un ottimo isolante termico ed acustico l’amianto è stato impiegato in moltissimi altri modi: dalla realizzazione di pannelli isolanti per forni e stufe fino alle tute dei vigili del fuoco. “Nel 1932, quando a Broni la fabbrica di produzione di cemento-amianto diede avvio all’attività, molti cittadini abbandonarono il lavoro agricolo per un impiego sicuro e redditizio in fabbrica”, ricorda Mensi. “Il COR Mesoteliomi ha evidenziato un tasso di incidenza dei mesoteliomi 20 volte più alto negli uomini di Broni rispetto al resto della Lombardia (100 vs. 5,6/100mila abitanti) e oltre 30 volte maggiore tra le donne (68 vs. 2,2/100mila abitanti)”. Valori che superano ampiamente quelli di un altro precedente storico, a Casale Monferrato, in Piemonte.

“L’esistenza del Registro Mesoteliomi ha permesso di fare una stima dei tassi di incidenza del mesotelioma a Broni e Stradella - un comune limitrofo - evidenziando l’elevato rischio di ammalarsi anche solo per coloro che avevano abitato in quelle aree quando la fabbrica era attiva”, prosegue Mensi. “I dati sono stati forniti all’Assessorato per l’Ambiente della Regione Lombardia, il quale ha inoltrato al Ministero dell’Ambiente la richiesta di riperimetrare il Sito di Interesse Nazionale (SIN)”. Il SIN è un’area ritenuta contaminata da una data sostanza ed è, quindi, oggetto di interesse per il Ministero a cui spetta il compito di condurre l’opera di bonifica e restituzione all’ambiente, proprio come è avvenuto a Casale Monferrato. “Purtroppo, ad oggi il SIN di Broni è limitato all’ex sede dell’impianto produttivo e non include i centri abitati dei comuni di Broni e Stradella”, riprende ancora Mensi. “La riperimetrazione è un passaggio fondamentale per far avere ai Comuni i fondi con cui consentire la bonifica dell’amianto ancora presente come manufatto nelle abitazioni ed eliminare i rischi per la popolazione: un vero e proprio intervento di prevenzione”. La richiesta è, attualmente, in esame al Ministero.

IL REGISTRO NAZIONALE MESOTELIOMI

Broni e Casale Monferrato sono solo due esempi di siti contaminati da amianto ma il mesotelioma è legato anche ad altre sostanze minerali, come la fluoroedenite (in Italia è noto il caso di Biancavilla, in Sicilia) o l’erionite, una fibra con caratteristiche chimiche simili all’amianto ritrovata in alcuni villaggi della Cappadocia descritti nel lavoro di Michele Carbone. In Italia la lavorazione dell’amianto è vietata dall’inizio degli anni Novanta del secolo scorso (Legge n. 257 del 25 marzo 1992), ciononostante le conseguenze di decenni di manipolazione di questo materiale hanno reso necessaria l’istituzione di organi di raccolta di dati e sorveglianza delle popolazioni maggiormente esposte. L’esigenza di collezionare informazioni sul mesotelioma ha portato alla Legge 277 del 1991 - entrata in vigore con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) n. 308 del 2002 - con cui è spiegato come deve essere eseguita la sorveglianza epidemiologica dei mesoteliomi.

Esiste un Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM) che si avvale del lavoro dei COR, i quali operano tutti con le stesse modalità, seguendo linee guida nazionali, e inviando periodicamente i dati informatizzati al ReNaM collocato presso l’INAIL”, illustra Mensi. “Il COR non si limita alla sorveglianza epidemiologica e, quindi, a stimare i tassi di incidenza della malattia nella propria Regione, ma si occupa di raccogliere e valutare anche l’eventuale esposizione all’amianto, con la collaborazione dei servizi di medicina del lavoro delle ASL. Questo consente l’avvio della procedura medico-legale per far avere un indennizzo al paziente (o al coniuge erede) nei casi di esposizione professionale o far avere accesso al Fondo Vittime Amianto ai casi non-professionali”. Dal 2015 è prevista, infatti, l’erogazione da parte dell’INAIL di un assegno forfettario anche se il mesotelioma non è di origine professionale: è un caso unico nel panorama dei tumori occupazionali per una malattia che può essere contratta anche solo entrando in contatto con chi lavora l’amianto (ad esempio, attraverso le fibre depositate su barba o capelli o sulle tute da lavoro portate a casa a lavare), oppure risiedendo in aree contaminate o per hobby (mediante l’uso prolungato di sottocaschi ignifughi che, in passato, i piloti o gli appassionati come Steve McQueen indossavano per proteggere il volto da eventuali ustioni). Dal 2017, infine, l’attività di sorveglianza epidemiologica del mesotelioma svolta dai COR è formalmente entrata a far parte dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Come per tutti gli altri tumori di natura professionale è un’attività che deve essere garantita per diritto ai cittadini.

La storia dell’utilizzo dell’amianto in Italia è stata lunga e altrettanto esteso risulta essere l’elenco delle cittadine coinvolte: perciò contribuire alla corretta bonifica dei territori deve rimanere una priorità del governo nell’interesse della salute dei cittadini.

 

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