In occasione del convegno, l’azienda Mirum ha presentato anche i risultati di uno studio di Fase II sull’impiego di volixibat per la colestasi intraepatica della gravidanza
Foster City (USA) – L'azienda Mirum Pharmaceuticals ha presentato nuovi dati sui farmaci maralixibat (nome commerciale Livmarli) e volixibat: l'occasione è stata il “Liver Meeting”, l'incontro annuale dell'Associazione americana per lo studio delle malattie del fegato (AASLD) che si è svolto il mese scorso a Boston, Massachusetts. Nello specifico, i dati presentati in cinque poster provenivano dallo studio di Fase III MARCH e dalla sua estensione MARCH-ON, che valutano l'efficacia e la sicurezza del maralixibat in pazienti con colestasi intraepatica familiare progressiva (PFIC), nonché dallo studio di Fase II OHANA, che valuta l'efficacia e la sicurezza di volixibat nelle pazienti con colestasi intraepatica della gravidanza (ICP). MARCH è stato lo studio più ampio e geneticamente diversificato sulla PFIC fino ad oggi, con l'arruolamento di pazienti con deficit di BSEP, FIC1, MDR3, TJP2 e MYO5B, oltre a quelli con diagnosi clinica di PFIC ma senza una variante genetica nota.
“La PFIC è una malattia epatica colestatica cronica e grave, caratterizzata da livelli elevati di acidi biliari sierici e da prurito così importante che i pazienti possono essere messi in lista per il trapianto di fegato anche in assenza di compromissione della funzione epatica”, ha affermato la dr.ssa Pam Vig, responsabile ricerca e sviluppo di Mirum. “Siamo entusiasti di condividere i benefici a lungo termine rilevati attraverso molteplici misure, tra cui la riduzione del prurito e degli acidi biliari sierici, il miglioramento dei parametri di funzionalità epatica e il recupero dell'accrescimento nei pazienti affetti da PFIC trattati con maralixibat. Tali effetti si sono manifestati in diversi sottotipi genetici della malattia che non erano stati precedentemente studiati. Siamo inoltre lieti di condividere i risultati dello studio OHANA sul volixibat in pazienti con ICP, che mostrano un chiaro impatto del farmaco sugli acidi biliari sierici e sul prurito in questo scenario colestatico”.
Poster 5048-C – “Mantenimento della risposta a lungo termine e miglioramento della salute del fegato con maralixibat in pazienti con colestasi intraepatica familiare progressiva (PFIC): dati a 2 anni dello studio MARCH-ON”
Lo studio di estensione MARCH-ON ha valutato l’efficacia e la sicurezza a lungo termine del maralixibat nei pazienti con PFIC che hanno ricevuto il farmaco nello studio MARCH per 26 settimane e hanno continuato la terapia per un massimo di due anni, e in quelli che hanno assunto il placebo nel trial MARCH e sono passati poi a maralixibat per un massimo di un anno. Miglioramenti significativi e duraturi nella gravità del prurito, nei livelli di acidi biliari sierici (sBA), nella bilirubina totale e nella crescita sono stati osservati fino a due anni di trattamento, nella più ampia gamma di sottotipi genetici della malattia studiati fino ad oggi. Il gruppo placebo-maralixibat ha dimostrato miglioramenti rapidi (già da tre settimane) e significativi nella gravità del prurito e nei livelli di sBA, simili a quelli osservati nel gruppo maralixibat del trial MARCH. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza: gli eventi avversi più comuni emersi dal trattamento sono stati di tipo gastrointestinale, si sono verificati nelle prime fasi del trattamento e sono stati di natura lieve e transitoria. Questi dati suggeriscono un miglioramento generale nella salute del fegato con il trattamento con maralixibat nei pazienti con PFIC, che può essere mantenuto a lungo termine.
Poster 4602-C – “I miglioramenti del prurito con maralixibat sono associati a una migliore qualità di vita nei pazienti con colestasi intraepatica familiare progressiva: dati dello studio MARCH-PFIC”
Il prurito è noto per essere uno dei sintomi più gravosi della PFIC, si verifica nella maggior parte dei pazienti e porta a disturbi del sonno, lesioni da grattamento e diminuzione del rendimento scolastico, contribuendo ulteriormente a compromettere la qualità della vita. Un endpoint esplorativo dello studio MARCH era quello di valutare se una riduzione clinicamente significativa del prurito in seguito al trattamento con maralixibat fosse associata a un miglioramento della qualità di vita. I dati hanno confermato questa ipotesi: il gruppo maralixibat ha dimostrato differenze significative tra i responder al prurito e i non responder nelle scale PedsQL, PedsQL-SF e PedsQL-PF, e una tendenza verso la significatività nella scala FI-T. I pazienti che hanno risposto al maralixibat hanno registrato miglioramenti clinicamente significativi (MCID > 4-5 punti) in tutte le scale HRQoL. Il gruppo placebo non ha mostrato differenze significative tra i rispondenti e i non rispondenti al prurito in nessuna delle valutazioni. Questi dati suggeriscono che i benefici del trattamento con maralixibat possano andare oltre il prurito e produrre miglioramenti significativi anche nella qualità della vita.
Poster 4604-C – “Il maralixibat porta a un miglioramento significativo del prurito colestatico nei bambini con colestasi intraepatica familiare progressiva dovuta a deficit di TJP2 o MYO5B: dati dello studio MARCH-PFIC”
Lo studio MARCH ha valutato la più ampia serie di sottotipi genetici di PFIC. Le cause più comuni della patologia sono i deficit delle proteine BSEP, FIC1, MDR3, TJP2 e MYO5B. I pazienti con deficit di TJP2 hanno una predisposizione a sviluppare il carcinoma epatocellulare. Un’analisi dei dati dello studio MARCH è stata condotta per comprendere il potenziale del maralixibat nel fornire un miglioramento dei marcatori chiave della malattia nei pazienti affetti da deficit di TJP2 (n=7) o di MYO5B (n=4). I risultati hanno dimostrato che tutti i pazienti con deficit di TJP2 o MYO5B trattati con maralixibat hanno ottenuto miglioramenti sostanziali nel prurito e riduzioni degli sBA, mentre i pazienti che hanno ricevuto il placebo hanno riscontrato scarsi benefici. In un partecipante con deficit di MYO5B che ha ricevuto maralixibat i livelli di bilirubina si sono normalizzati. MARCH è il primo studio che dimostra il beneficio di un inibitore del trasporto degli acibi biliari (IBAT) per i deficit di TJP2 e MYO5B e questi dati supportano l'uso del maralixibat in pazienti con questi tipi genetici.
Poster 4605-C – “Il maralixibat porta a miglioramenti significativi del prurito colestatico nei bambini con colestasi intraepatica familiare progressiva senza diagnosi genetica: dati dello studio MARCH-PFIC”
Lo studio MARCH ha valutato otto pazienti con diagnosi clinica di PFIC ma senza una variante genetica identificata alla base della malattia. L'obiettivo di questa analisi era comprendere l'efficacia e la sicurezza del trattamento con maralixibat per questi pazienti. I dati hanno dimostrato che il farmaco, rispetto al placebo, era associato a miglioramenti del prurito, dei livelli di sBA, della bilirubina totale e della bilirubina diretta. Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza. Questi dati dimostrano l’utilità di trattare con maralixibat i pazienti con PFIC senza una variante genetica nota.
Poster 4547-C – “Efficacia, sicurezza e tollerabilità di volixibat in pazienti con colestasi intraepatica della gravidanza: una serie di casi di 4 pazienti”
La colestasi intraepatica della gravidanza (ICP) è una malattia epatica colestatica che colpisce le donne in gravidanza. L'ICP è caratterizzata da sBA elevati e prurito colestatico, che spesso compromette il sonno e la qualità della vita. Gli sBA elevati, inoltre, comportano un rischio significativo per il feto. Uno studio di Fase II in aperto, OHANA, è stato condotto con volixibat, un inibitore di IBAT a minimo assorbimento, per valutarne l’efficacia e la sicurezza in quattro pazienti con ICP. Volixibat ha dimostrato miglioramenti nel prurito e nei livelli di sBA, fornendo un'ulteriore prova di efficacia nella malattia colestatica. Dopo il trattamento non sono stati osservati cambiamenti clinicamente significativi nei livelli degli enzimi epatici o nei parametri ematologici, e i più comuni eventi avversi emersi dal trattamento sono stati di natura gastrointestinale, transitori e di gravità moderata.
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