PMA e diagnosi preimpianto, una proposta di legge arriva dalla siru

La proposta è stata realizzata dalla SIRU. Molte opportunità, ma servirebbe più attenzione nei confronti delle coppie con malattie genetiche, per la diagnosi preimpianto

La legge 40/2004, che regola le pratiche legate alla procreazione medicalmente assistita (PMA) in Italia compie 20 anni. Si tratta di una normativa importante, che però appare ormai inadeguata all’attuale pratica clinica. Lo dimostrano le numerose sentenze della Corte Costituzionale, che ne hanno abbattuto i principali divieti, ma il mondo degli operatori – ginecologi, andrologi, biologici, genetisti, psicologi, ostetriche, medici consultoriali – chiede che la normativa sulla PMA rifletta una maggiore aderenza alle evidenze scientifiche e, al contempo, cittadine e cittadini invocano più tutela per la salute riproduttiva e nuove possibilità di accesso per favorire un progetto genitoriale.

Per questo motivo la SIRU - Società Italiana della Riproduzione Umana - SIRU, in collaborazione con diverse associazioni di pazienti, ha messo a punto una proposta di legge in cui propone una riorganizzazione e programmazione del settore che contempla non solo la riproduzione (non più procreazione) medicalmente assistita, ma anche la tutela della salute riproduttiva, intesa come prevenzione dell’infertilità e preservazione della fertilità.

La proposta è stata presentata nei giorni scorsi Camera dei Deputati l’evento istituzionale Oltre la legge 40/2004 – Una proposta di legge sulla salute riproduttiva e la PMA” per riaprire la discussione e il confronto su questo tema e avviare un percorso di interlocuzione con il Parlamento che porti a una nuova normativa.

La proposta, che ha trovato pieno appoggio da parte del Partito Democratico, ma anche di altre parti politiche è stata presentata proprio in prossimità di quella che doveva essere l’entrata in vigore del Livelli Essenziali di Assistenza, che dovrebbero comprendere le principali prestazioni correlate alla PMA. I LEA però sono stati nuovamente rinviati, ed entreranno in vigore non prima del 1 gennaio 2025, nonostante l’attesa di decine di migliaia di coppie che hanno rimandando il loro progetto genitoriale confidando in questa opportunità.

LA PROPOSTA DI LEGGE IN SINTESI

“Finora abbiamo assistito a una sorta di “delega alla giurisdizione”, ha dichiarato Paola Piomboni, Presidente SIRU. “È stata infatti demandata ai Giudici l’individuazione di soluzioni a istanze che avrebbero richiesto risposte nelle sedi parlamentari. I giudici hanno avuto un ruolo fondamentale nel riconoscere diritti e tutele ma, inevitabilmente, hanno un ambito di azione più ridotto rispetto a quello del potere legislativo. La nostra proposta intende, quindi, raccogliere l’appello della comunità scientifica, degli operatori del settore e delle organizzazioni civiche che da anni chiedono di risolvere le diverse questioni aperte nonché di garantire i diritti dei pazienti che hanno necessità di accedere a percorsi diagnostico-terapeutici, adottando come ambito di riferimento la salute riproduttiva. Di qui la specifica attenzione agli aspetti di prevenzione e preservazione della fertilità oltre che di diagnosi e di terapie per l’infertilità e la sterilità”.

Le principali novità della proposta di legge della SIRU riguardano:

1) L’introduzione della prevenzione dell’infertilità e della preservazione della fertilità.
2) La possibilità di donare embrioni ad altra coppia in un quadro solidaristico laddove, per diverse ragioni, si sia concluso il progetto genitoriale.
3) La possibilità di donare embrioni alla ricerca scientifica, a cominciare da quelli diagnosticati geneticamente malati proveniente da coppie ad altro rischio genetico (ad esempio talassemia, fibrosi cistica).
4) La definizione dei criteri per la continuazione dei percorsi sanitari in caso di decesso di uno dei due partner.
5) Il rafforzamento delle attività per il Registro Donatori e per politiche che favoriscano la donazione di gameti.
6) L’introduzione di un indennizzo per donatori/donatrici quantificato secondo le indicazioni previste dagli istituti previdenziali nazionali del lavoro e in base ai giorni di lavoro perso a causa della donazione.
7) La definizione del ruolo delle diverse istituzioni nazionali e regionali, a partire da Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Centro Nazionale Trapianti e Registro PMA, che sono coinvolte sia nell’ambito delle autorizzazioni, sia nella garanzia di accesso alle prestazioni; ma anche nel favorire ricerche e studi sulla tutela della salute riproduttiva e nel promuovere campagne di sensibilizzazione sui temi come la prevenzione e la donazione di gameti e embrioni.
8) L’istituzione di un Fondo presso il Ministero della Salute al fine di favorire e promuovere ricerche e progetti per la tutela della salute riproduttiva e ai fini della formazione delle figure professionali coinvolte, nonché l’esplicita dichiarazione di abrogazione della Legge 40/2004.

La proposta di SIRU, pur sostituendo per intero il testo della Legge 40, lascerebbe inalterate alcune disposizioni, prima tra tutte quella relativa ai requisiti necessari per l’accesso alle procedure di riproduzione assistita: l’ accesso ai percorsi di riproduzione medicalmente assistita è garantito alle coppie maggiorenni, di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi e il divieto di gestazione per altri.

UNA PROPOSTA INTERESSANTE, CON QUALCHE DETTAGLIO DA ATTENZIONARE SULLE MALATTIE GENETICHE

A una prima analisi della proposta di legge qualche dettaglio salta all’occhio. In particolare la definizione relativa al test diagnostici preimpianto, definiti “test finalizzati, in conformità alle evidenze scientifiche, a diagnosticare patologie dell’embrione a severa prognosi, genetiche, strutturali e cromosomiche”.

“Si tratta di una definizione che introduce un concetto selettivo legato alla severità della prognosi, che crea potenziali fraintendimenti -  commenta Daniela Zuccarello, medico genetista dell’Azienda Ospedale Università di Padova e consigliere della SIGU – La diagnosi preimpianto deve essere garantita alle coppie portatrici sane o affette da patologie  geneticamente trasmissibili (geniche o cromosomiche)  al fine di tutelare l’integrità psicofisica degli stessi e del nato, ai sensi della legge 22 maggio 1978 n. 194.”

“Più in generale – prosegue l’esperta - su quanto concerne la diagnosi preimpianto è fondamentale che siano coinvolte, oltre alle società scientifiche specifiche dell’ambito della PMA, anche le società scientifiche specifiche dell’ambito della genetica. Per questo motivo SIGU ha già pubblicato diverse raccomandazioni, in particolare sulla diagnosi preimpianto, che potrebbero essere incluse in una proposta di legge volta a tutelare i diritti delle coppie portatrici o affette da malattie genetiche, che molto spesso sono malattie rare.”

Annoveriamo in tal senso le Raccomandazioni di buona pratica clinica sulla PGT del 2017; la Definizione degli embrioni preimpianto non evolutivi, documento SIGU-SIERR del 2020 (JARG 2021); le Considerazioni sull’utilizzo del Carrier Screening (CS) ed Expanded Carrier Screening (ECS) in ambito riproduttivo https://sigu.net/3298/ del 2021; le Raccomandazioni di buona pratica per la predisposizione e l’organizzazione di laboratori di embriologia clinica e genetica medica che eseguono test genetici preimpianto redatte in collaborazione con la SIERR nel 2024.

LE SENTENZE DELLA CORTE COSTITUZIONALE CHE HANNO SCARDINATO LA LEGGE 40 NEGLI ANNI

- Con la sentenza n. 151 del 2009 è stato eliminato l’obbligo di creare al massimo tre embrioni e trasferirli tutti in un unico e contemporaneo impianto; di conseguenza è venuto meno il divieto di crioconservazione degli embrioni

- Con la sentenza n. 162 del 2014 è stato eliminato il divieto della c.d. fecondazione eterologa, ossia, in termini più corretti dal punto di vista sanitario, la procedura di fecondazione in vitro con donazione dei gameti

- Con le sentenze n. 96 e n. 229 del 2015 è stata definitivamente introdotta la diagnosi pre-impianto sia per le coppie fertili che infertili portatrici di patologie genetiche trasmissibili al nascituro (cd test pre-impianto).

- La Corte costituzionale ha inoltre evidenziato “il dovere di eliminare gli ostacoli che determinano una discriminazione sotto il profilo economico nell’accesso alle procedure, ai sensi dell’art. 3 della Costituzione che tutela l’uguaglianza di tutti i cittadini italiani”. Ancora oggi tale profilo appare non rispettato pienamente, poiché siamo ancora in attesa dell’entrata in vigore di Livelli Essenziali di Assistenza per la riproduzione assistita.

I COMMENTI DELLA POLITICA

“Oggi io mi impegno, insieme al Partito Democratico, a presentare questa proposta di legge in Parlamento – afferma l’On. Marco Furfaro, Responsabile Nazionale Welfare del Partito Democratico – non per farne la bandierina di un partito, ma per una questione di civiltà. La Corte Costituzionale ci chiede di ripristinare l’essenza dell’articolo 3 della Costituzione, ovvero di garantire a tutte e a tutti l’accesso al diritto alla salute e la possibilità di formare una famiglia senza dover subire le discriminazioni che la legge 40 implica. La politica ha il compito di non delegare ai tribunali, ma di affrontare le sfide della contemporaneità seguendo l’evidenza scientifica e la massima tutela delle persone”.

All’iniziativa di presentazione della proposta sono intervenuti, oltre all’On. Marco Furfaro, la Sen. Silvia Fregolent – capogruppo Italia Viva Commissione Ambiente ed Attività Produttive Senato, l’On. Andrea Quartini – capogruppo Movimento 5 Stelle, Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati, l’On. Elena Bonetti - capogruppo Azione-Popolari Europeisti, Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati, Maria Vitale - Cittadinanza Attiva e Adolfo Allegra - Presidente nazionale Cecos.

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