HIV sta per Virus da Immunodeficienza Umana, ed è l’agente eziologico dell’AIDS. Il virus distrugge le cellule del sangue che sono indispensabili per il corretto funzionamento del sistema immunitario, la cui funzione è di difendere l’organismo dalle malattie. AIDS è invece l’acronimo di Sindrome da Immunodeficienza Acquisita e si manifesta quando il sistema immunitario è talmente indebolito dall’HIV che l’individuo è soggetto a un gran numero di malattie o infezioni, denominate “opportunistiche”. I primi casi di malattia furono riportati nel 1981, l’anno successivo vennero stabilite le modalità di trasmissione e nell’85 entrò in commercio il Test HIV per scoprire il virus nel sangue, poi sostituito da uno più rapido nel 1991. Nei primi anni non esistevano terapie, poi, col tempo, le cose sono molto cambiate: le terapie sono nate e si sono evolute, tuttavia non esiste ancora né un vaccino per evitare il contagio né una cura per eliminare del tutto il virus.
Il codice di esenzione dell'infezione da HIV è 020 (Malattie croniche).

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Proprio nella giornata mondiale contro l’Aids, che ricorre oggi, 1 dicembre, dall’Università di Perugia arrivano nuovi, potenziali strumenti per combattere il virus dell’HIV, derivanti dal Selenio. A dirlo è un lavoro pubblicato sulla rivista americana J Med Chem dai professori Oriana Tabarrini e Claudio Santi del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Perugia in collaborazione con Christophe Pannecouque del Rega Institute di Lauven in Belgio, leader mondiale per gli studi biochimici sul virus.

Aver contratto l’HIV e non esserne a conoscenza è più frequente di quanto si pensi. Si stima che nel nostro Paese a esserne inconsapevoli siano dal 13 al 40% in più delle oltre 94.000 persone già accertate, per un totale di 100/150mila casi (Istituto Superiore di Sanità). Un dato che va di pari passo con quello secondo cui in Italia oltre il 50% delle persone scopre di avere contratto l’HIV in una fase molto avanzata dell’infezione. Ma non sapere di aver contratto il virus costituisce un duplice rischio: per se stessi, perché si giunge tardi alle terapie antiretrovirali, e per gli altri, perché si può contribuire a diffondere il contagio.
Diagnosticare l’infezione da HIV in fase precoce è quindi fondamentale.

Eliminando il virus dell'epatite C dai pazienti coinfetti con HIV, la terapia antiretrovirale funziona meglio. Combattendo l'epatite, quindi, non si permette più al virus HIV di replicarsi. Di questa sensazionale scoperta, tutta italiana, se ne è parlato durante il XIV Congresso Nazionale della SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, che è terminato ieri a Catania, durante il quale sono stati presentati, in anteprima mondiale, i risultati di uno studio che la SIMIT ha svolto sul trattamento dell'epatite C per il paziente coinfetto, HIV e HCV, con tre farmaci dati in uso dalla ditta AbbVie.

Aifa ha attivato un programma di uso compassionevole per il farmaco

Dalla Conferenza sull'Aids di Barcellona, Gilead ha annunciato i risultati a 96 settimane di due studi di fase III su una nuova combinazione sperimentale '4 in 1' da assumere una volta al giorno. La singola compressa (a base di elvitegravir 150 mg, cobicistat 150 mg, emtricitabina 200 mg e tenofovir alafenamide 10 mg) per il trattamento dell'Hiv-1 in pazienti adulti è risultata ugualmente efficace, ma meno tossica, rispetto alla combinazione con cui è stata confrontata (in cui ai primi tre composti era abbinato tenofovir disoproxil fumarato 300 mg).

Gilead Sciences ha reso noto che uno studio di Fase 3 di valutazione della terapia combinata a dosaggio fisso sperimentale di emtricitabina e tenofovir alafenamide (200/10 mg e 200/25 mg) (F/TAF) sviluppato per il trattamento dell'infezione da HIV-1 ha raggiunto il suo obiettivo primario.

I più grandi centri che nel mondo si occupano di HIV pediatrico (dalla John Hopkins University alla University College of London, dal Karolinska Institute alla StellenBosch University di Capetown e l’African center di Kwazulu in Sud Africa sino al Thai Red Cross AIDS research Center, solo per citarne alcuni) si sono uniti nel consorzio internazionale EPIICAL per trovare una cura definitiva e sostenibile dell’AIDS. Il consorzio ha definito le prossime strategie in un articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica Lancet Infectious Diseases.

La ricerca del Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie di Trieste ha scoperto dove il virus dell'Hiv si insidia una volta arrivato nelle cellule infettate. Ricordiamo che la caratteristica di questo virus è quello di integrare il proprio patrimonio genetico in quello della cellula infettata: in parole povere, anziché avere ventimila geni come tutte le nostre cellule, la cellula infettata ha qualcosa in più, il Dna del virus.

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