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La videointervista alla dr.ssa Franca Napoli, dell'A.O.U. San Luigi Gonzaga di Orbassano (Torino)

Torino – L'aferesi delle lipoproteine è un trattamento che consiste nella rimozione extracorporea da plasma o da sangue intero di lipoproteine aterogene, che vengono considerate il principale fattore causale delle alterazioni aterosclerotiche, della malattia cardiovascolare prematura e della sua progressione. “È il trattamento di elezione per i pazienti con gravi forme di ipercolesterolemia, principalmente dovute a una mutazione del gene che codifica per il recettore delle LDL (lipoproteine a bassa densità), quando la terapia medica non riesce a controllare in maniera adeguata i livelli plasmatici delle stesse LDL”, spiega la dr.ssa Franca Napoli, Direttore S.S.D. Servizio Trasfusionale dell'A.O.U. San Luigi Gonzaga di Orbassano (clicca qui o sull’immagine dell’articolo per guardare la video-intervista).

“La procedura viene effettuata una volta alla settimana nei pazienti affetti da ipercolesterolemia familiare omozigote e una volta ogni 14 giorni negli eterozigoti, impegnando il paziente per circa 2-4 ore a trattamento. Negli ultimi anni, l'introduzione nella pratica clinica dei nuovi farmaci ipolipemizzanti ha prospettato la possibilità di una nuova gestione terapeutica dei pazienti con ipercolesterolemia familiare in trattamento cronico con l'aferesi lipoproteica. Indubbiamente, l'effetto sinergico dell'aferesi e di questi farmaci ha permesso di raggiungere più facilmente il target raccomandato e di ridurre la frequenza dei trattamenti aferetici, con una gestione personalizzata del paziente”, prosegue l'esperta.

Oggi, la disponibilità dell'anticorpo monoclonale evinacumab offre nuove opzioni nel trattamento dell'ipercolesterolemia familiare omozigote, e cioè la possibilità di ridurre i livelli plasmatici di colesterolo LDL indipendentemente sia dal grado di funzionalità del recettore LDL che dall'aferesi lipoproteica”, conclude la dr.ssa Napoli. “È quindi importante il ruolo di evinacumab nella ripianificazione dell'aferesi, nei termini di una riduzione nella frequenza di questo trattamento o eventualmente di una sua sospensione, salvo il caso in cui il target del colesterolo LDL non venga raggiunto o nel caso in cui il paziente trattato manifesti contemporaneamente anche un aumento della lipoproteina (a), che rappresenta una condizione per la quale l'aferesi lipoproteica è veramente ancora oggi l'unica terapia possibile”.

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