Una mamma costretta a portare in braccio il suo bambino di sei anni, che non può camminare a causa di una grave disabilità
Ogni giorno Alia Bibi sale cinque piani di scale a piedi con in braccio il suo bambino Essa, di sei anni. Essa è nato in Pakistan e non riesce camminare autonomamente per via di una gravissima disabilità. Ma la cosa peggiore è che nello stabile dove la famiglia abita, in Monte Ceneri a Milano, l’ascensore c’è. Anzi, ci sarebbe. Il problema è che Alia ed Essa non possono prenderlo perché non hanno partecipato alle spese di manutenzione. A casa, infatti, non ci sono tanti soldi perché il papà di Essa fa il rider e la mamma, da soli due anni in Italia, non può lavorare.
Questa storia è stata riportata negli scorsi giorni dall’edizione milanese di Repubblica, che riferisce anche di come non sia valso a nulla inviare tante lettere e reclami. Anche la scuola di Essa ha provato a chiarire la situazione, ma finora tutto è stato vano. “È profondamente ingiusto”, ha detto la preside della scuola alla giornalista Miriam Romano, che ha raccolto la storia. “Noi abbiamo messo a disposizione della famiglia il pulmino per poter consentire a Essa di venire a scuola ma la madre non può continuare a portare il figlio su e giù dalle scale. Vorremmo offrire una quota per pagare l’uso dell’ascensore almeno per quelle due volte al giorno, per consentire a Essa di frequentare la scuola. Ma non ci hanno mai risposto”.
Sul caso è intervenuto anche il consigliere del PD, Alessandro Giugni, che ha ricordato come l’impegno della preside e dei volontari che aiutano la famiglia non sia sufficiente: “Il dibattito sulla disabilità è diventato centrale nel dibattito politico e sociale milanese – ha dichiarato – ma una vicenda di questo tipo fa capire quanto ancora ci sia da lavorare su questo tema”.
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