Ricerca scientifica

Grazie all’iniziativa saranno finanziati 6 progetti di studio su altrettante patologie

Sono stati annunciati i sei nuovi progetti di ricerca vincitori del bando “Spring Seed Grant” 2023 di Telethon, progetti che sono relativi ad altrettante malattie genetiche rare e che, complessivamente, riceveranno un finanziamento di circa 315mila euro.

Grazie all’iniziativa “Seed Grant”, nata nel 2019, Fondazione Telethon aiuta le associazioni di pazienti con malattie rare in modo che possano investire in modo mirato i propri fondi, mettendo a disposizione le sue solide competenze nella selezione dei migliori progetti di ricerca sulle patologie di interesse.

In questa sesta edizione del bando sono stati premiati sei diversi progetti, sulla ceroidolipofuscinosi neuronale di tipo 8 (CLN8), sulla sindrome da anomalie congenite multiple, ipotonia e convulsioni tipo2 (MCAHS2), sulla miopatia da corpi di poliglucosano di tipo 1, sulla sindrome di Jamuar, sulla mucopolisaccaridosi di tipo IIIA (sindrome di Sanfilippo A) e sulle malformazioni linfatiche. Le associazioni coinvolte sono cinque: A-NCL (Associazione nazionale ceroidolipofuscinosi), AGePi (Associazione Gene PIGA Italia), Associazione My perfect mistake, Associazione UGDH Italia-Il sorriso di Aurora e Associazione Sanfilippo fighters

Ogni finanziamento, come indica la parola “seed”, rappresenta un “seme” da gettare per iniziare un percorso di ricerca su un tema poco studiato inerente all’ambito delle malattie rare. Fondazione Telethon mette a disposizione le proprie competenze lanciando il bando “Seed Grant”, creando commissioni internazionali di esperti scelti ad hoc per valutare la qualità scientifica e il potenziale impatto sui pazienti dei progetti raccolti e presentando alle associazioni quelli ritenuti meritevoli di finanziamento. Queste ultime, a loro volta, scelgono il progetto che ritengono di maggior interesse per i propri pazienti.

Ad oggi sono complessivamente 49 i “Seed Grant” finanziati, per lo studio di 26 malattie genetiche rare e per circa 2,5 milioni di euro di investimento totale. Ventisei sono le associazioni coinvolte, oltre a una piccola fondazione privata, ma anche Fondazione Telethon stessa, che ha voluto fare la sua parte contribuendo a finanziare progetti tra quelli selezionati come meritevoli.

I PROGETTI VINCITORI

Il progetto della ricercatrice Maria Marchese, dell’IRCCS Fondazione Stella Maris di Pisa, si concentrerà sulla ceroidolipofuscinosi neuronale di tipo 8 (CLN8), una grave patologia neurodegenerativa. L’obiettivo è utilizzare un nuovo modello preclinico della CLN8 per studiare meglio i meccanismi molecolari della malattia stessa e cercare di individuare sia potenziali biomarcatori, sia possibili approcci terapeutici. In particolare, Marchese analizzerà il possibile riutilizzo di farmaci antidiabetici già utilizzati in altre patologie neurodegenerative per prevenire o ridurre la neurodegenerazione nella CLN8.

Il gruppo di ricerca guidato dal professor Dario Finazzi all’Università di Brescia si occuperà invece di generare e caratterizzare dal punto di vista morfologico e funzionale un nuovo modello preclinico della sindrome da anomalie congenite multiple, ipotonia e convulsioni di tipo 2 (MCAHS2), un disturbo del neurosviluppo causato da deficit della proteina codificata dal gene PIGA. I modelli sperimentali finora utilizzati per studiare questa malattia hanno evidenziato diversi limiti che non hanno consentito di chiarirne in modo efficace le basi molecolari. Questo, però, è il primo passo fondamentale per sviluppare nuovi approcci terapeutici: ecco dunque l’esigenza di nuovi strumenti di indagine come quello proposto da Finazzi.

Anche nel caso della miopatia da corpi di poliglucosano di tipo 1 non sono noti i meccanismi molecolari di base. Si tratta di una malattia del metabolismo del glicogeno (la molecola che rappresenta la riserva di glucosio dell’organismo), caratterizzata da debolezza muscolare e cardiomiopatia, alle quali possono associarsi disfunzioni immunitarie e infiammazione. La patologia è dovuta a mutazioni del gene RBCK1 e il progetto presentato da Caterina Garone dell’Università di Bologna cercherà proprio di fare chiarezza sul ruolo della proteina RBCK1 nel metabolismo del glicogeno attraverso lo studio di cellule staminali muscolari e cardiache ottenute da fibroblasti di pazienti. Garone, inoltre, utilizzerà queste cellule per valutare l’effetto sia di modifiche genetiche mirate, sia di terapie già approvate dagli enti regolatori per altre patologie.

Il progetto di Emanuela Bottani, dell’Università di Verona, si concentra su un’encefalopatia epilettica ultrarara, la sindrome di Jamuar, causata da mutazioni nel gene UGDH, il quale codifica per una proteina che regola la sintesi della matrice extracellulare del cervello, una complessa rete di molecole nella quale sono immerse le cellule cerebrali. Il gruppo di Bottani ha ipotizzato che l'assenza della proteina UGDH provochi un’errata formazione della matrice extracellulare, con conseguente malfunzionamento dei neuroni. Per testare questa ipotesi, i ricercatori genereranno dei ‘mini-cervelli’ in provetta (organoidi), seguendone lo sviluppo in presenza o in assenza del gene UGDH.

All’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem) di Pozzuoli, invece, il gruppo di ricerca guidato da Elvira De Leonibus indagherà nuovi meccanismi di neurodegenerazione nella mucopolisaccaridosi di tipo IIIA, o sindrome di Sanfilippo A. La malattia è causata dalla perdita di funzione di un enzima coinvolto nell’eliminazione di particolari molecole, tra le quali l’eparan solfato, quando queste non servono più alla cellula. Questo comporta un accumulo anomalo dell’eparan solfato in organelli specifici, con conseguente malfunzionamento degli stessi. Questo malfunzionamento è considerato la causa primaria della neurodegenerazione tipica della sindrome, ma proprio il gruppo di De Leonibus ha mostrato che anche la funzione dell’eparan solfato è alterata nella malattia: da qui l’obiettivo di studiare meglio le alterazioni funzionali di questa molecola nella neurodegenerazione.

Infine, il gruppo di ricerca di Monica Beltrame, dell’Università di Milano, esplorerà un nuovo e inatteso ruolo per un gene coinvolto nello sviluppo del sistema linfatico, possibilmente implicato nelle malformazioni linfatiche, un gruppo di patologie a carico, appunto, dei vasi linfatici. Beltrame propone l’uso combinato di due diversi modelli sperimentali per migliorare la conoscenza delle basi genetiche e molecolari delle malformazioni linfatiche, aprendo la strada a ulteriori indagini e al possibile sviluppo di nuovi approcci terapeutici.

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