terapia CRISPR PERSONALIZZATA salva un neonato

Prof. Gasparini (SIGU): "Svolta epocale: questo è in concreto la testimonianza del potenziale della genetica medica e della medicina di precisione”

Un neonato affetto da una grave malattia genetica è stato trattato con una terapia CRISPR progettata su misura per la sua specifica mutazione. Si tratta del primo caso documentato di utilizzo di una terapia CRISPR personalizzata in vivo, sviluppata e somministrata in soli sei mesi,  che ha salvato la vita di un bambino.  

Il caso - documentato in uno studio pubblicato il 15 maggio su The New England Journal of Medicine e presentato al meeting annuale dell'American Society of Gene & Cell Therapy, svoltosi in questi giorni a New Orleans  - ha riguardato un neonato statunitense, il piccolo KJ Muldoon, affetto da una forma severa di deficit di carbamil-fosfato sintetasi 1 (CPS1). Il trattamento è stato sviluppato e somministrato presso il Children’s Hospital of Philadelphia (CHOP), in collaborazione con l’Università della Pennsylvania. Si è trattato di una vera e propria “medicina di precisione” spinta al massimo grado: una terapia n-of-1, ideata per correggere ad hoc la mutazione genetica del piccolo paziente.

Si tratta di una svolta epocale – commenta ai microfoni di Osservatorio Malattie Rare il Prof. Paolo Gasparini, Presidente della SIGU (Società Italiana di Genetica Umana) - Per la prima volta, abbiamo la dimostrazione concreta che è possibile passare dalla diagnosi genetica di una malattia rara alla somministrazione di una terapia genica personalizzata in pochi mesi. Lo studio descrive l’impiego di un base editor somministrato attraverso nanoparticelle lipidiche, capace di correggere direttamente la variante patogenetica responsabile di una forma letale di deficit di carbamil-fosfato sintetasi 1 (CPS1) in un neonato, una malattia con una mortalità stimata del 50% nella prima infanzia.  È stato osservato che, dopo due infusioni a 7 e 8 mesi di vita, il piccolo paziente ha tollerato meglio le proteine alimentari e ha potuto ridurre i farmaci necessari per l’eliminazione dei radicali liberi dell’azoto, senza eventi avversi gravi. Sarà necessario un follow-up più lungo per valutare la sicurezza e l'efficacia, ma questo risultato è una testimonianza potente del potenziale della genetica medica e della medicina di precisione.”

LA PATOLOGIA E LA POSSIBILITÀ DI UNA TERAPIA PERSONALIZZATA

Il deficit di carbamil-fosfato sintetasi 1 (CPS1 – un enzima essenziale per il nostro corpo) è una rara e grave malattia metabolica, che interessa il metabolismo del ciclo dell’urea. La carenza di questo enzima comporta il mancato smaltimento dell’ammoniaca da parte del fegato, e un conseguente accumulo di ammoniaca del sangue che diventa tossico in pochi giorni. I neonati con questa malattia non presentano sitomi alla nascita, ma in pochi giorni manifestano letargia, vomito, ipotermia, crisi epilettiche e uno stato di coma che può indurre alla morte precoce nei casi più gravi. Per neonati come KJ, che hanno la forma precoce, la prognosi è spesso drammatica: anche con trattamenti convenzionali, la qualità e l’aspettativa di vita sono gravemente compromesse. Può anche insorgere tardivamente, ma non è attualmente inserito nei pannelli per lo screening neonatale in Italia.

La rapidità con cui è stata sviluppata e autorizzata questa terapia, in soli sei mesi,  è qualcosa che fino a pochi anni fa sarebbe stato impensabile. – commenta ancora il Presidente della SIGU -  Ma questo risultato non è frutto del caso: è il prodotto di una rete scientifica, clinica e regolatoria efficiente, in grado di muoversi con estrema velocità di fronte a una diagnosi genetica devastante. È anche un esempio di come la genetica medica non debba più essere vista solo come disciplina diagnostica, ma come disciplina terapeutica a tutti gli effetti. In Italia, abbiamo le competenze per perseguire percorsi simili, ma è indispensabile creare le condizioni sistemiche per accelerare l’accesso a queste tecnologie salvavita.

UNA NUOVA PROSPETTIVA PER LE MALATTIE RARE GENETICHE

“La prospettiva più concreta che questo esempio apre – prosegue l’esperto -  è quella di una medicina che non si limita a offrire una diagnosi, ma che è in grado di generare risposte terapeutiche tempestive e personalizzate. Il caso di KJ dimostra che oggi possiamo agire su mutazioni specifiche con una precisione senza precedenti. E questo ha un valore straordinario per i pazienti rari e ultra-rari, che per troppo tempo hanno vissuto nella marginalità terapeutica. Il nostro compito, come genetisti clinici, è quello di portare queste opportunità nella pratica quotidiana.”

La SIGU ha il dovere e la responsabilità di guidare questo cambiamento. Lo facciamo attraverso la formazione, la promozione della ricerca, l’interazione con le istituzioni e la costruzione di reti professionali sempre più forti. Crediamo fermamente che il futuro della medicina passi per la genetica medica, e vogliamo essere protagonisti di una trasformazione culturale che porti queste innovazioni al letto del paziente, anche in Italia.”

Quale messaggio sente di voler lanciare oggi?

“La genetica medica – conclude Gasparini -  è già la medicina del presente. Il caso riportato su NEJM dimostra che la conoscenza del profilo genetico di un individuo può diventare rapidamente azione terapeutica, se ci sono volontà, risorse e strutture adeguate. È il momento di investire concretamente in questa direzione. Per i pazienti e per una medicina che sia veramente personalizzata, predittiva e accessibile.”

 

Per saperne di più sullo studio leggi anche:

CRISPR: neonato trattato con la prima terapia personalizzata

 

 

 

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