La sperimentazione è stata condotta in pazienti affetti da malattia secondaria progressiva non recidivante
Milano - I risultati positivi dello studio di Fase III HERCULES hanno dimostrato che tolebrutinib, inibitore orale della tirosin-chinasi di Bruton (BTK) capace di penetrare all’interno del sistema nervoso centrale sviluppato da Sanofi, ha raggiunto l'endpoint primario di miglioramento rispetto al placebo nel ritardare il tempo alla progressione confermata della disabilità (CDP) nelle persone con sclerosi multipla secondaria progressiva non recidivante (nrSPMS). Nello studio HERCULES, l'analisi preliminare della sicurezza epatica di tolebrutinib è risultata coerente con quanto emerso dai precedenti studi sul farmaco.
La sclerosi multipla (SM) è una malattia neurodegenerativa cronica, immuno-mediata, che comporta l'accumulo di disabilità irreversibile nel tempo. Le disabilità fisiche e cognitive si traducono in un graduale deterioramento dello stato di salute e in una minore qualità di vita, con un impatto sull'aspettativa di vita dei pazienti. La sclerosi multipla non recidivante si riferisce a persone con SM che hanno smesso di sperimentare ricadute confermate ma che continuano ad accumulare disabilità, che si manifesta ad esempio con sintomi quali affaticamento, disturbi cognitivi, disturbi dell'equilibrio e dell'andatura, perdita della funzione intestinale e/o vescicale e disfunzioni sessuali.
HERCULES è uno studio clinico di Fase III, randomizzato e in doppio cieco, che ha valutato l'efficacia e la sicurezza di tolebrutinib in partecipanti con SM secondaria progressiva non recidivante rispetto al placebo. Nella sperimentazione, la sclerosi multipla secondaria progressiva non recidivante (nrSPMS) è stata definita al basale come avente una diagnosi di SM secondaria progressiva con un punteggio EDSS (Expanded Disability Status Scale) compreso tra 3,0 e 6,5, con nessuna ricaduta clinica nei 24 mesi precedenti e con prove documentate di accumulo di disabilità nei 12 mesi precedenti. I partecipanti sono stati randomizzati (in proporzione 2:1) a ricevere una dose orale giornaliera di tolebrutinib o placebo per un periodo massimo di circa 48 mesi.
L'endpoint primario dello studio era la progressione confermata della disabilità (CDP) a 6 mesi, definita come l'aumento di ≥1,0 punti rispetto al punteggio EDSS basale quando il punteggio basale era ≤5,0, o l'aumento di ≥0,5 punti quando il punteggio EDSS basale era >5,0. Gli endpoint secondari includevano la variazione a 3 mesi del test del 9 pioli e del test T25-FW, il tempo all'insorgenza della CDP a 3 mesi valutato dal punteggio EDSS, il numero totale di lesioni iperintense T2 nuove o in espansione rilevate dalla risonanza magnetica, la variazione della funzione cognitiva all'EOS rispetto al basale valutata dal Symbol Digit Modalities Test e dal California Verbal Learning Test, nonché la sicurezza e la tollerabilità di tolebrutinib.
I risultati degli studi di Fase III GEMINI 1 e 2, che hanno valutato tolebrutinib nelle persone con forme recidivanti di sclerosi multipla, non hanno raggiunto l'endpoint primario di riduzione del tasso annualizzato di ricadute (ARR) rispetto a teriflunomide. Tuttavia, l'analisi dell'endpoint secondario, rappresentato dai dati relativi al peggioramento confermato della disabilità (CDW) a 6 mesi, ha dimostrato un notevole ritardo nel tempo di insorgenza di CDW che supporta i dati CDP osservati in HERCULES.
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