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L’intervista-video al prof. Massimo Falconi (Ospedale San Raffaele di Milano) in occasione del X Congresso ItaNET

I progressi nel campo delle nuove terapie a base di radiofarmaci rappresentano una buona notizia per la comunità dei medici e dei pazienti affetti da tumori neuroendocrini (NET), ma la complessità con cui queste rare forme di neoplasia si presentano prevede l’articolarsi di più percorsi terapeutici per raggiungere l’obiettivo della guarigione: uno di essi è dato dell’intervento chirurgico. Infatti, nel programma delle attività del X Congresso nazionale di ItaNET non sono mancate le sessioni imperniate sul valore della chirurgia nella terapia dei NET.

“Nel caso dei tumori neuroendocrini, come per altre forme di tumore, l’opzione chirurgica è la più ambiziosa nell’intento di ottenere l’azzeramento della malattia e tendere così alla guarigione”, afferma il prof. Massimo Falconi, Ordinario di Chirurgia all’Università Vita-Salute San Raffaele e primario dell’Unità di Chirurgia del Pancreas e direttore del Pancreas Translational & Clinical Research Center presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano (clicca qui o sull’immagine dell’articolo per guardare la video-intervista).

Nella gestione dei NET l’intervento chirurgico non è sempre automatico ma deve essere adeguatamente pianificato e condiviso nel contesto di un’equipe multidisciplinare composta da molteplici figure mediche, tutte coinvolte nella corretta presa in carico del paziente: occorre infatti comprendere con sicurezza se la lesione identificata sia destinata a farsi aggressiva o se non avrà particolare impatto sulla qualità e sulla durata di vita del malato. E questo vale, in modo particolare, per le lesioni pancreatiche, nei confronti delle quali l’intervento chirurgico deve essere considerato con grande attenzione, vista la delicatezza di tale organo.

In caso di lesioni a basso o nullo impatto sul paziente è possibile valutare un periodo di osservazione e pianificare un intervento chirurgico soprattutto nelle forme di malattia destinate a crescere e diventare aggressive”, precisa Falconi. “Se è disponibile una terapia farmacologica in grado di ridurre la ‘quantità di malattia’ e produrre una buona efficacia dimensionale, questo apre le porte alla chirurgia, che quindi diventa adiuvante a un trattamento precedente”. L’approccio ai NET deve dunque essere sempre multidisciplinare e mettere in campo competenze plurime, al fine di prendere le giuste decisioni nei riguardi di una malattia così sfaccettata e complessa.

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