Due studi statunitensi dimostrano che non sempre questa alimentazione risulta efficace
USA - Un team di ricercatori, guidato da scienziati del National Human Genome Research Institute (NHGRI) degli Stati Uniti, ha condotto due studi per indagare le potenziali conseguenze negative dovute a un utilizzo inadeguato e non attentamente monitorato di alimenti medici (alimenti a fini medici speciali, definiti dall’FDA ‘medical food’) nel trattamento di pazienti affetti da rari difetti congeniti del metabolismo (IEMs). I risultati dei due studi sono stati pubblicati sulla rivista specializzata Genetics in Medicine.
Il primo studio è stato condotto presso il National Institutes of Health (NIH) Clinical Center, in cui sono stati valutati, tra il 2004 e il 2014, 61 pazienti affetti da acidemia metilmalonica (MMA), una malattia causata da mutazioni genetiche che ostacolano l'attività enzimatica necessaria al corretto metabolismo di determinati aminoacidi, soprattutto valina, isoleucina, metionina e treonina. Gli alimenti medici per la MMA non contengono proteine intatte ma aminoacidi liberi, con l'eccezione dei quattro 'tossici' che i pazienti non riescono a metabolizzare.
Il team di ricercatori, che ha monitorato da vicino il trattamento di questi pazienti, ha riscontrato esiti deludenti per quanto riguarda il tasso di crescita e sviluppo. Nella maggior parte dei casi, altezza, peso e circonferenza della testa si sono rivelati inferiori alla media, mentre l'indice di massa corporea (BMI) e la percentuale di grasso corporeo sono risultati troppo elevati. Analizzando la dieta dei partecipanti, gli autori dello studio hanno notato che l'utilizzo di grandi quantità di alimenti medici provocava un'alterazione dei rapporti tra alcuni aminoacidi essenziali. In particolare, molti pazienti hanno mostrato eccessivi livelli di leucina, un aminoacido essenziale che, se somministrato in quantità esagerate, può avere effetti indesiderati sulla crescita e sullo sviluppo cerebrale.
Questi risultati sembrano essere confermati dai dati ricavati da ulteriori studi osservazionali, ma i ricercatori avvertono che, per dimostrare in maniera oggettiva un rapporto di causa-effetto tra le carenze di aminoacidi e i problemi di crescita nei pazienti con MMA, sarebbe necessario un ampio studio clinico prospettico.
Nel secondo studio è stato preso in esame il trattamento di 28 individui affetti dal cosiddetto difetto (o deficit) di cobalamina C, una patologia causata da una mutazione del gene MMACHC che provoca un'alterazione del metabolismo cellulare della vitamina B12 (cobalamina) e determina l'insorgenza di una forma di acidemia metilmalonica (MMA) con omocistinuria. Di questi pazienti, 9 hanno ricevuto alimenti medici per la MMA e altri 6 hanno seguito diete povere di proteine. Entrambi i gruppi hanno mostrato tassi di crescita inferiori rispetto a quei pazienti che sono stati sottoposti a diete naturali e alla dose giornaliera raccomandata di proteine.
Sulla base di quanto riscontrato, gli autori dello studio sostengono che nessuna considerazione logica o evidenza sperimentale sembra giustificare l'uso di alimenti medici per la MMA in pazienti con difetto di cobalamina C, soprattutto perché la malattia determina la carenza di un particolare aminoacido, la metionina, che non è contenuto in questo tipo di alimenti.
I risultati dei due studi sembrano evidenziare come gli alimenti medici possano provocare danni nel trattamento di determinati pazienti se il loro utilizzo non viene gestito e monitorato con molta attenzione. I ricercatori sottolineano come questi alimenti speciali non siano attualmente sottoposti ai medesimi controlli a cui sono soggetti i prodotti farmaceutici, e sostengono la necessità di effettuare rigorosi studi clinici per valutare la sicurezza a lungo termine dei regimi dietetici utilizzati nella terapia di individui affetti da specifici difetti del metabolismo.
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