La biotech statunitense ha sviluppato un approccio che sfrutta la tecnica di editing genomico in combinazione con nanoparticelle lipidiche.
Interessanti i risultati preliminari ottenuti su modelli animali
Dati promettenti per il futuro del trattamento dell’amiloidosi da accumulo di transtiretina (amiloidosi ATTR) derivano da un nuovo programma terapeutico basato sull’utilizzo della tecnica CRISPR-Cas9, programma che la casa farmaceutica Intellia Therapeutics ha sviluppato e recentemente testato su esemplari di scimmia. I risultati preliminari di questa sperimentazione su modello animale sono stati presentati al 26° Congresso Annuale della European Society of Gene and Cell Therapy (ESGCT), tenutosi lo scorso mese di ottobre a Losanna (Svizzera).
Per amiloidosi da accumulo di transtiretina si intende una rara forma ereditaria di amiloidosi. La patologia è provocata da una specifica alterazione genetica che determina un accumulo dannoso della proteina transtiretina in diversi organi, principalmente il cuore e i nervi che regolano la sensibilità degli arti inferiori e superiori. A produrre la maggior parte della proteina TTR sono le cellule del fegato, organo che si presta, perciò, ad essere un ottimale bersaglio per potenziali terapie dirette a ridurre la produzione di transtiretina da parte dell'organismo.
L'innovativo approccio terapeutico sviluppato da Intellia si basa sull'impiego di nanoparticelle lipidiche (LNP, lipid nanoparticle) che sono concepite per racchiudere il costrutto CRISPR-Cas9 e, una volta iniettate, veicolarlo verso il fegato. Raggiunto l'organo bersaglio, queste nanoparticelle penetrano all'interno delle cellule epatiche e rilasciano il costrutto, che poi, nel nucleo cellulare, agisce apportando le modifiche al DNA per cui è stato progettato.
I risultati presentati al Congresso Annuale ESGCT provengono da una sperimentazione preclinica in cui questa specifica strategia di trattamento è stata testata, in vivo, su alcuni esemplari di scimmia (primate non umano), dimostrando un’elevata correlazione tra le modifiche genomiche apportate al fegato e la diminuzione della concentrazione di TTR. I dati evidenziano come la modifica di circa il 35-40% del fegato permetta, nei primati, di raggiungere una riduzione di TTR di più del 60%, un risultato che, sebbene preliminare, sembra molto promettente dal punto di vista terapeutico. Inoltre, le modifiche genetiche ottenute dal team di Intellia Therapeutics con un’unica somministrazione del trattamento si sono dimostrate persistenti fino a 6 mesi.
Per quanto riguarda l'aspetto della sicurezza, dallo studio è emerso che, negli animali trattati, sia le nanoparticelle che il materiale trasportato sono stati smaltiti dalla circolazione nel giro di 5 giorni, un risultato che attenua le preoccupazioni circa le possibili modifiche fuori bersaglio (effetti “off target”) derivanti dall'uso della tecnica CRISPR, in particolare quando veicolata da vettori virali, tipicamente virus adeno-associati (AAV). L’utilizzo di AAV, infatti, determina una permanenza nelle cellule dell’enzima Cas9 che agisce da 'forbice molecolare', permanenza che comporta il potenziale rischio di 'tagli indesiderati' al DNA successivamente al completamento del trattamento.
Intellia Therapeutics ritiene che la tecnologia CRISPR-Cas9 abbia la capacità di trasformare la medicina moderna attraverso la modifica stabile dei geni associati a specifiche patologie. Per questo motivo, la società farmaceutica statunitense sta progettando una nuova linea di 'terapie CRISPR' mirate non solo all'amiloidosi ATTR, ma anche ad altre condizioni. I dati presentati da Intellia in occasione dell'ultimo Congresso ESGCT riguardano anche, ad esempio, test preclinici volti ad esplorare le potenzialità di questa tecnica di editing genomico nel trattamento dell'emofilia, del deficit di alfa-1-antitripsina (AATD) e della leucemia mieloide acuta (AML).
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